Le casine portoghesi

Le casine portoghesi

Aprile 23, 2018 2 Di ilviaggiatorecritico

Ho parlato molto del Portogallo, così ricco di sottile, impalpabile e malinconico fascino. Mi sono lasciato come ultimo tema quello che più mi intenerisce: le casine.

I portoghesi, sia in patria, sia nelle loro numerose e sparpagliate colonie (Brasile compreso), hanno fatto e continuano a fare delle casine che ti fanno star bene. Usano toni pastello ben in armonia con le parti in bianco. Le dimensioni sono ridotte, gli elementi ornamentali frequenti, aggraziati, ma sobri, senza sconfinare nel lezioso Forse unpò, sì) o nel barocco. Le finestre fantasiose, invitanti. Le case, i palazzetti, gli edifici pubblici sono quasi sempre curati, ridipinti di fresco, tenuti in perfetta pulizia. Facciate nette, nitide, pulcre che fanno pendant con la chiarezza del cielo che sfuma verso l’Atlantico.

Son case che ti chiamano per essere abitate in letizia; crederesti che in loro niente di male può avvenire. Passeggi nelle vie dei borghi e ti senti protetto dalla serenità che gli edifici emanano copiosamente.

A volte fanno venire in mente il Rinascimento italiano e la sua tranquilla consapevolezza dell’armonia. Ma il Rinascimento è imponente, a tratti severo, rigido nel ritmo e nelle proporzioni, portatore di messaggi pubblici e politici; l’architettura portoghese è, invede, accomodante, familiare, alla mano, ti bisbiglia. Ti permette variazioni, distrazioni, improvvisazioni.

Quando arrivo in ambiente portoghese mi vien da sorridere, di sedermi in un bar e farmi una birretta. Come se fossi tornato a casa, dopo un periglioso viaggio. Lo dicevo anche nel primo post di questo blog, mi ripeto; passerei la mia vita a parlare di questo tema. Sensazioni dolcissime, un pò zuccherose, forse, ma gradevolissime.

Ma quel che è più straordinario è l’enorme divario che c’e’ fra le casine dei portoghesi ed i portoghesi stessi. Che sono persone portate facilmente alla polemica, al conflitto, a contatti rigidi e difficili. Spesso vanno sul tristino, sul depressuccio. Possono essere gentili, calmi ed alla mano, ma non mi sentirei di definirli sereni ed allegri. Mostrano, anzi, a volte, segni di aggressività ed insofferenza. Il litigio stizzoso è frequente.

In tempi recenti ebbero una delle Polizie politiche più terribili della storia e nelle colonie, che volevano diventare indipendenti, commisero delitti innominabili. Dietro alcune di quelle facciate così carine, in quegli edifici così gai, si torturava, si uccideva, si organizzavano terribili massacri.

Ed è questo l’elemento che mi affascina: la contraddizione fra la clarità delle abitazioni e l’oscurità degli animi; fra il fuori ed il dentro.  Come se si cercasse nell’architettura quella serenità che la Storia ha negato a questo popolo.