Turismo radioattivo a Chernobyl
Nelle pieghe del mondo del turismo si trovano, a volte, delle faccende sconcertanti. Una di queste è l’aver trasformato un luogo maledetto come Chernobyl in una importante destinazione turistica; quest’anno deve aver raggiunto i 100.000 visitatori. Ripeto centomila. Roba da non credere.
La storia è semplice: dal 2011 si sono cominciate ad organizzare delle visite, partendo da Kiev, che dista un paio di ore di macchina. Evidentemente i livelli di radioattività lo permettono; non ci sono reali pericoli. Alcuni dei vecchi abitanti sono anche tornati a vivere nelle loro case, nelle campagne circostanti la centrale atomica. Magari muoiono di tumore, ma gli ci vuole anni e lo fanno a casa propria. Nonostante si trovino nell’area di esclusione, le autorità lasciano fare, forse stanche di dover lottare con vecchi bisbetici ed incapoiti.
Qualche ora di visita non rappresenta nessun inconveniente sanitario per i turisti. E non deve nemmeno essere un … Continua a leggere...
Mercati mondiali
Il Viaggiatore Critico ha notato, come avranno fatto in molti, la profonda modificazione che hanno avuto certi mercati alimentari delle grande città. Quegli edifici, spesso di architettura elegante e leggera, fatti di ferro, ai tempi della Torre Eiffel; oppure di nervature di cemento, se più recenti. Posti sempre nelle zone centrali delle città dove il popolo andava a rifornirsi di verdura, frutte, grani e, quando possibile, carne e pesce. Luoghi in antico pieni di confusione, spesso di sporcizia, di gente di bassa lega. Sembrava veramente di essere al mercato. Io li visito spesso, mi piacciono e mi piace vedere la verdura esposta: da un sacco di informazioni sulla città.
Poi sono arrivati gli urbanisti, gli architetti, gli assessori, gli imprenditori. In poche parola: la turistificazione. Probabilmente il primo caso è stato Les Halles di Parigi, poi hanno seguito tutti gli altri. Cosa sono diventati?
In quasi tutti i casi … Continua a leggere...
Trattato breve di passerinologia ucraina.
Ma come, diranno alcuni, questo è andato in Ucraina e non ci parla delle famose ucraine? In effetti ho aspettato un attimo, per riprendermi dal freddo e dallo sconvolgimento, ma ora lo faccio.
La popolazione ucraina è ad elevato dimorfismo sessuale, come molti tipi di uccelli, basti pensare ai fagiani. Ovverosia, le donne e gli uomini sono molto diversi; ad esempio nei fagiani le femmine sono più grosse e con le penne marroni; i maschi, invece, sono più scattanti e molto variopinti.
Nella popolazione si ha l’esatto opposto: i maschi sono bruttacchioli, tozzi, un pò informi nella loro stazza rotondeggiante. Tutto ciò è probabilmente dovuto ai fiumi di vodka ingurgitati, anno dopo anno, settimana dopo settimana, giorno dopo giorno. Fiumi inghiottiti in un sol sorso, come la tradizione comanda.
Le ragazze, invece, sembra di stare in paradiso. In un gigantesco museo delle passerine, lo show room della femminilità patinata. Tutte … Continua a leggere...
Fatto e fatto bene.
Buon appetito!!!!
In Ucraina si mangia benissimo, sapori forti, decisi, complessi, un tantinello pesanti. Molti antipasti freddi: in primis, ovviamente, l’insalata russa, decisamente migliore di quella che si mangia in Italia, con più verdure, meno maionese e più densa. Poi altre miscele con patate, cavolo, cenni di pollo o aringa; legate da salse varie di senape o del temibile rafano, fortissimo. Segue, immancabile, la zuppa. Troneggia il borsch, di cavolo rosso, con pezzettini di carne e abbondante cucchiaiata, al centro, di crema salata densa. Se non c’e’ il borsch, appare un’altra zuppa di vegetali vari, più saporita del nostro minestrone, con base di brodo e con le verdure quasi sempre un po’ al dentino. Seguono i secondi, molto vari. Ma in maggioranza sono spezzatini di carne e patate o altre cose non identificabili, con salse forti e dense. La cucina tradizionale era fatta nelle grandi stufe, come quella della zia di Igor, … Continua a leggere...
Spampanatissimi.
Brusco voltafaccia termico, siamo stati ben sopra lo zero e le strade si son trasformate in poltiglia di neve, acqua, ghiaccio. Poi ha nevicato di nuovo ed ora siamo sottozero. I marciapiedi son ghiacciati, tutti vanno spediti, io sembra che cammini sulle uova, inteccherito e lentissimo.
Ierisera, serata culturale alla famosa Opera di Leopoli. Una specie di operetta con molto recitativo ed un bel balletto. Tema cosacco. Ci ho capito ben poco, ma lo spettacolo è stato molto gradevole e, soprattutto, breve. Poi cena in ristorante polacco con numerosi ebrei russi al tavolo vicino (uno con faccia e modi assai preoccupanti), con uno strano giro di ragazzette, non si è capito bene se prezzolate o ignobilmente circuite. Abbondante vodka anche per noi, ma con il freddo che fa non l’ho nemmeno sentita.
Abbiamo sbagliato a scegliere l’hotel e siam finiti nell’ultimo vestigio dell’Unione Sovietica. Tetro il palazzo ed … Continua a leggere...
Dubbi, forse che…..
Questo paese non fa per me.
Entriamo nel negozio di un distributore di benzina, unici clienti. Parliamo fra di noi su quello che vogliamo comprare. La cassiera ci zittisce perchè con le nostre voci troppo alte (!) le impediamo di concentrarsi sui conti.
Sul bus cittadino nessuno parla al cellulare. Se chiamati dicono: “Sono sul bus, non posso parlare, ti richiamo dopo”. Stanno tutti zitti, anche se sono in compagnia. Silenzio catacombale, meno male che il bus sferraglia.
Passo accanto ad un furgone delle consegne del pane. L’autista è dentro al negozio con le sue scatole di pane ed ha lasciato la porta del mezzo aperta. Ci butto un occhio dentro per vedere che pane consegna. Igor mi trascina via spiegandomi che non sta bene ficcare il naso nei furgoni altrui. In un bar entra un tipo con un cane simpatico, gli fischietto. Mi dicono che nei bar … Continua a leggere...
Freddo cattivo
Usciamo di casa alle 8, arzilli, Igor, suo zio ed io. Troviamo 17 gradi sottozero ed invece di tornare a letto come sarebbe saggio, passiamo tutta la mattina a girare per segherie per vedere se hanno il legname che vorremmo comprare. Noto con terrore che i padroni delle segherie hanno tutti l’abitudine di discutere con noi all’aperto, certo per non far udire agli operai i prezzi che ci propongono. Ci intratteniamo, quindi, a quella incredibile temperatura, sul marciapiede, disctendo a lungo di legname di prezzi, di tempi, di trasporti. Veramente trattano loro in ucraino o in russo (vai a saperlo), io sto lì come un babbeo chiedendomi perchè lo faccio. Di tanto in tanto Igor mi fa una traduzione e chiede il mio parere. Io sono d’accordo su tutto, immediatamente. Firmerei anche la mia condanna a morte pur di levarmi da quel gelo che, sbaragliate le suole delle mie … Continua a leggere...