Marsiglia

Marsiglia

Febbraio 17, 2020 0 Di ilviaggiatorecritico

Obenda Perkins, un misterioso lettore del blog, ci manda questo bell’articolo su Marsiglia, pieno di passione, che pubblichiamo più che volentieri, ringraziandolo. Anche le foto sono sue.

Per i Marsigliesi “la fine del mondo” esiste e coincide con Callelongue, un minuto paese che delimita a sud l’immensa baia che ospita la città. Oltre iniziano le Calanques, l’altro mondo marsigliese, una serie di fiordi, ora parco naturale, che spaccano il massiccio montuoso che separa Marsiglia dal resto della Francia. E dall’Europa. Perché Marsiglia è, assieme a Cadice, Livorno e Napoli, una di quelle città che hanno una personalità talmente forte da stagliarsi sopra, e forse anche contro, la cultura nazionale e continentale che la ospita.

Marsiglia è in effetti un mondo a parte. Geograficamente, la sua bellissima e ampia baia è costellata di isole e isolotti, fra i quali quello che ospita il castello d’If, la prigione che ispiò Dumas per il Conte di Montecristo.  La città la occupa tutta, dai cantieri navali a nord alle spiagge cittadine a sud. A livello sociale, la città è stata sin dalla fondazione, e continua ad esserlo, un vero melting pot di genti che si mescolano così come viene loro meglio, criminali e sporcizia inclusi, a dispetto del reticolo cartesiano auspicato dall’odiatissima Parigi.

Ne consegue che la città non è fatta per i turisti e chi ha voglia di monumenti rileccati o gerani in fiore alle finestre, può benissimo andare ad annoiarsi ad Aix-en-Provence. Chi resta, invece, può imparare ad apprezzarne la bellezza ruvida, difetti compresi. Visitare Marsiglia è come visitare a sorpresa l’appartamento di un amico che non ti attendeva: trovi disordine, letti non rifatti, magari odore di cucinato. Ma hai il tempo di vedere i libri sul comodino, le pentole sui fornelli, sentire la musica nello stereo… e all’improvviso sai un po’ meglio chi hai davanti, che vita fa e come la pensa. Certo, per cogliere i dettagli ci vuole tempo, ma proverò ad orientare lo sguardo di chi si farà un giro dei luoghi notabili.

Notre Dame de la Garde. Da lassù, in alto, si domina tutta la baia e la città. Allo stesso modo dalla città, e dal mare, è sempre visibile l’enorme (e pacchiana) statua della Vergine che torreggia sul campanile. All’interno, però, alzate gli occhi e meravigliatevi dei tantissimi modellini di imbarcazioni che pendono dal soffitto, tutti ex-voto o ringraziamenti dei marinai che l’hanno scampata bella. La collezione più vasta e ricca la trovate nel Museo della Basilica. Vale la pena anche accendere una candela e pregare, perché questa è ancora un luogo di do ut des fra umano e divino, non un monumento.

Porto Vecchio. Il centro di gravità dove tutto sembra prima o poi confluire, inclusa la Canebière, la via principale del centro storico. Più interessante perdersi dietro il porto, dove c’è un bazar nordafricano autentico, odoroso di frutta, pesce e dolci, dove vi alleggeriranno del portafoglio se non siete più che vispi. Dal Porto risalite a piedi per il quartiere Panier, la parte più antica e popolare della città, ora in ristrutturazione, dove si trovano ancora le casette linde e deliziose dei pescatori campani che emigrarono (in odore di antifascismo) qui negli anni ’30. Ho avuto la fortuna di scambiare quattro parole con un’anziana signora di Gaeta.

La Corniche. Sei km di passeggiata ciclopedonale, costeggiando tutte le calette del lungomare marsigliese, fino ad arrivare appunto a Callelongue, “la fine del mondo”. Fra spiagge pubbliche (con servizio di guardaroba, parcheggio auto e doccia gratuita), chioschi, ristoranti di pesce e cabanes: cabine familiari dove si passa l’estate. Nelle sere estive le spiagge marsigliesi sono punteggiate delle luci delle tavolate di amici e familiari che cenano in allegria, all’aperto. I Marsigliesi amano la vita e lei ricambia. Il mare non è sempre balneabile, cosa che lascia piuttosto indifferenti i residenti.

Lungo la Corniche si impara altro ancora sulla città: il monumento ai francesi rientrati dall’Algeria, il centro di arruolamento della Legione Straniera (ebbene sì!), l’immancabile ruota panoramica e anche una copia del David di Michelangelo, posta su un piedistallo al centro di una rotatoria, come uno spartitraffico qualsiasi! Mai visto niente di più dissacrante, specie per chi, come me, abita a Firenze e ne ha le palle strapiene dei turisti che la devastano. Personalmente mi è garbato un sacco. Se sei km sono troppo lunghi, prendete il bus. Non vi formalizzate se spesso salgono energumeni della sicurezza con al guinzaglio grossi pitbull: servono a calmare sul nascere gli ardenti bollori dei più teppisti fra gli adolescenti.

Les Calanques. Immaginate dei costoni di roccia calcarea a picco sul mare, che danno origine a fiordi naturali con un mare e calette spettacolari. Qui si trovano le cabanes più antiche, oggi diventate casette condonate (le possiedono i maggiorenti della città); anticamente si svolgeva del sano contrabbando. D’estate le Calanques sono affollatissime, l’unico modo per godersele (se non si ha una barca) è andarci poco prima dell’alba (con la macchina si arriva all’ingresso del parco, poi si va a piedi). Non uscite però dai sentieri ben tracciati, la roccia è friabilissima e farsi male è davvero un lampo. Sarete solo voi, i pini (l’unica pianta che cresce su questa roccia aridissima), le rondini e le cicale (in estate); cielo sopra, Mediterraneo all’infinito davanti e sotto.

Dove non andare. Assolutamente da evitare i quartieri Nord, sono come era Scampia fino a qualche anno fa. Lì i conti si regolano in pieno giorno col Kalashnikov. Il quartiere è composto da blocchi di edifici popolari, altissimi, posti a nord su delle colline, all’estrema periferia. Tutti, inlcusi alcuni poliziotti, mi hanno assolutamente sconsigliato di andarci. E’ la centrale dello spaccio ed il quartiere e’ controllato militarmente dalle gang. Un estraneo lo notano subito, ti prendono a sassate: ti conviene andartene subito. Io sono anche d’accordo con gli abitanti: se un turista va in quel quartiere per provare il brivido di visitare lo zoo dei criminali è anche bene che venga preso a sassate. La citta’ ospita un crocevia di mafie, locale, corsa e italiana. La criminalita’ interessa tutti i gruppi etnici e la crisi dei cantieri navali (durissima) ha creato delle tensioni sociali enormi.

I quartieri Nord

E’ una citta’ dura: il suo carattere un po’ criminale lo trovi anche al centro. Vicino al mercato della frutta, dietro il Vecchio Porto, ho assistito in diretta ad un arresto di un pregiudicato. La polizia e’ arrivata con diverse auto, ha circondato un abitazione e catturato il tipo, trascinato ammanettato giu’ per le scale. Intorno la vita del mercato e il traffico scorrevano normalissime. Particolare notevole: le facce dei poliziotti. Piu’ brutte, dure e incarognite di quella del criminale. Non siete in Francia, né in Europa, siete a casa dei Marsigliesi.

Ma l’immagine più cara che porto dentro è una notte d’estate, una piccola piazza della città in cui si ballava il tango. Le coppie erano intente a seguire la musica e, all’improvviso, una banda di ragazzini passa in mezzo a loro sugli skates, sfiorandoli come se non ci fossero. Nessuna protesta, nessuna reazione, tutti continuarono a ballare. Solo un pezzo di vita che passa in mezzo ad altra vita, così, al naturale.