Nador, nuova tristezza
Ci sono ricascato. Nonostante tutto quello che avevo detto del Marocco qui e qui, ci son tornato. per poche ore, a Nador, uscendo dalla frontiera di Melilla; frontiera terrestre, passata a piedi e quindi il cambiamento fra i due lati ti colpisce immediatamente e fortemente.
E subito ho ritrovato tutta la tristezza del Marocco, di quegli uomini depressi e mal rasati, di quelle donne deprimenti ed infagottate, di quella torma di giovani esasperati dalla misera e dalla mancanza di ragazze; dallo sguardo obliquo ed incattivito. Stanno sulla porta che da sulla Spagna, in attesa che possa succedere qualcosa per gettarvicisi dentro. Sono famelici di soldi, possibilità, libertà, donne. Fanno male al cuore, sono infelicissimi. Il supplizio di Tantalo. Poi si vede il resto: il disordine delle strade, sempiterni mercati di cianfrusaglie, la sporcizia della cialtronaggine neghittosa. La corruzione e la violenza della Polizia di frontiera.
Mi sono aggirato nel centro di Nador, fra i mercati, che altro non c’e’. I commercianti sono meno insistenti che altrove, in Marocco; forse perchè i turisti sono pochissimi. Comunque ti mentono spudoratamente su tutto e ti vogliono affibbiare fischi quando tu gli chiedi fiaschi. Fanno finta di non capire, poi dicono che i loro fischi son proprio i tuoi fiaschi e finiscono per dire che i tuoi fiaschi non esistono. Scoraggiante, mi innervosisco rapidamente. Non trovo quel che cercavo, ci rinuncio.
Sono quindi andato nel miglior ristorante della città, di quel freddo e squallido lusso che è la caratteristica principale della decorazione e dell’arredamento marocchino moderno (vedi foto). Vi ho mangiato uno scipitissimo couscous accompagnato dall’acqua, perchè l’alcool non sta bene.
Depressissimo anch’io ho preso un taxi collettivo e son tornato a Melilla dove mi son fatto una birra con le salsicce di sangue di maiale.