Insostenibile Trentino
In pochi luoghi si trova un concentrato di contraddizioni, di sfacciata ipocrisia e di totale cinismo come in Trentino.
Si diffonde l’immagine di una regione pulita, ben amministrata, rispettosa dell’ambiente, produttrice di mele sane, paradiso del turista, accogliente, onesta, lontana dalle ruberie dello Stato italiano. Meno prossima all’Italia che all’Austria, di cui si vuole scimmiottare l’architettura, i costumi, gli ornamenti.
La realtà è ben diversa. Negli ultimi anni il livello di razzismo nei confronti dei meridionali e dei nuovi immigrati è cresciuto fino ad ammorbare l’aria. E’ difficile parlare con un trentino senza che nella conversazioni entrino (da parte loro) commenti acidi sugli “altri”. Il risultato poi si vede: i pur numerosi immigrati recenti scivolano lungo i muri cercando non certo di integrarsi, ma di invisibilizzarsi. Quella che vuole essere la culla del Cattolicesimo sociale, a partire da Rosmini è in realtà un covo di bieca intolleranza. Sono arrivati ad incendiare gli edifici destinati all’accoglienza dei profughi.
Si dice che la Provincia di Trento è ben amministrata e che tutto funziona. Come potrebbe essere altrimenti, se lo Stato vi spende, per ogni cittadino, il doppio di quanto spende per ogni Lombardo? L’infernale meccanismo dello Statuto Speciale fa sì che che l’insieme degli italiani mantengano nel lusso i trentini con una pletora di dipendenti pubblici, enormi ed inutili investimenti nelle opere pubbliche, welfare affettuoso. E i Trentini, invece di ringraziare gli Italiani che si svenano per loro, li disprezzano e guardano scodinzolando all’Austria, come fosse la loro patria.
Ma il peggio lo abbiamo sull’ambiente. Questo non è rispettato, è invece piegato con assoluto cinismo alla nefasta economia del turismo invernale. Si compiono infiniti spregi a quelle montagne che vengono idilliacamente descritte nelle pubblicità e che, invece, subiscono, anno dopo anno, disboscamenti, rimodellazioni delle pendici, costruzione di laghetti sulle cime per l’innevamento artificiale, spianamenti per i parcheggi, costruzioni per alberghi, impianti di risalita, locali per i turisti. E’ un attività che non ha mai fine: ogni anno si aumenta, si ingrandisce, si perfeziona, si addomestica la montagna rendendola alla portata del più fatuo dei turisti che intende pavoneggiarsi sulle piste.
Piste che ricevono sempre meno neve vera e sempre più neve artificiale al costo di 2 euro al metro cubo. Si deturpano le pendici con le piste, gli impianti, i fittissimi cannoni. Costi energetici spaventosi. Il paradosso è che mentre si disbosca e si produce anidride carbonica, allo stesso tempo ci si lamenta del fatto che nevica meno. Eccellente esempio di chi sega il ramo su cui è seduto.
E quelle migliaia di ettari di boschi falcidiati, le superfici di fragilissimo suolo di montagna asportato per rendere più armonioso il pendio, gli abnormi edifici delle stazioni dei mezzi di risalita, tunnel di plastica per superare pochi metri di dislivello, laghi sulle vette; tutte queste sono opere che nel resto d’Italia sarebbero proibite e definite criminali, ma in Trentino vengono approvate, benedette, finanziate. Eppoi si lamentano del malgoverno italiano.
L’economia della neve è morente: non solo perchè non nevica più, ma anche e soprattutto perchè il modello nato sull’emulazione degli Agnelli, che andavano a sciare in elicottero, durante la pausa pranzo, sta finendo. La gente si interessa ad altro e vuole fare altro; si rimpiazzano malamente i vuoti lasciati dagli italiani con turisti dell’est europa. Un turismo meno attento alla qualità e più all’alcool ingurgitato, più arrogante e meno sensibile all’anima dei luoghi; appiattito sull’apparire sociale. Quindi poco sostenibile.
Cosa farà il Trentino delle sue montagne deturpate dall’industria dello sci quando nessuno ci andrà più? Si lamenterà ancora dell’Italia? Il Trentino non merita le montagne che ha avuto in sorte e non merita che voi ci andiate.
Probabilmente sono fuori dal coro anche io, ma da trentino di nascita sono offeso da alcune sue parole, anche se concordo su alcune dichiarazioni come sulle piste e la deturpazione del territorio montano, non concordo sul razzismo sulla arroganza sui meridionali che si sono insediati in trentino trovandolo un isola felice ma non facendo nulla per mantenerla tale, sono i primi a non rispettare il nostro territorio e usanze, cosi come gli extracomunitari, che hanno reso Trento e sopratutto il centro come il bronx inaccessibile a noi mentre loro spadroneggiano arrogantemente. Voglio invece spendere due parole sulle infrastrutture che vengono pian piano adeguate in quanto le nostre strade erano quelle del 1941 1945 se non addirittura del 1918, oggi per fortuna gli investimenti sono mirati a risolvere i problemi di viabilità e molti sono stati risolti. Non come in altre regioni italiane. Per quanto riguarda l’Austria forse fa confusione con la provincia di Bolzano, altra amministrazione…
Ti rispondo visto che ci trascorro molto tempo: il turismo è sempre più distribuito lungo tutto l’anno quindi, nel futuro, non ci saranno più le punte decembrine e agostane. Lo sci è destinato a decadere (come dici tu) ma è ancora un’attrazione e rinunciarvi sarebbe prematuro (per ora hanno limitato gli investimenti con il criterio della quota in altezza). I paesaggi montani sono resi idilliaci dall’uso agricolo e per l’allevamento che vi viene fatto e perché sono oggetto di continuo intervento (continuo e pertanto consolidato…) da parte di chi vi ci abita (tutto il resto del nostro arco alpino è invece per lo più abbandonato…). Teleriscaldamento, differenziata fatta in modo maniacale, case coibentate e a basso consumo energetico, servizi territoriali evoluti (ospedale, medici, trasporti locali), musei, architettura sostenibile, ritorno alle attività primarie ecc. ecc. non sono solo nella narrazione, ma nella prassi quotidiana… il futuro del turismo montano vede pertanto il trentino avanti anni luce rispetto alle altre regioni italiane… a presto!
Ti rispondo con un solo esempio: guarda cosa e’ successo a Passo Rolle nelle settimane scorse e vedrai come allo sci non si rinuncia anche se in perdita, anzi lo si incrementa. E tutto il resto e’ solo grazie al fatto che un trentino costa allo Stato tre volte cio’ che costa un lombardo (non due volte come ho detto nell’articolo, non volevo esagerare). Cosi e’ troppo facile.
Ok concordo e non solo per il Passo Rolle, ma quelli hanno lo sguardo lungo e hanno un territorio ben conservato e (salvo alcuni casi) hanno già iniziato la trasformazione della offerta turistica… In merito ai costi allo stato, mi taccio perché non conosco la cosa. Beh, intanto grazie dello stimolo che come sempre è “critico”, ma sopratutto fuori dal coro…
Talmente fuori dal coro che questo blog lo leggete in pochi!!! Ringrazio te.