Il viaggiatore critico

Stupito dalla Bielorussia

Ma voi come ve la immaginate la Bielorussia?

Un posto povero, malmesso, sovieticamente decadente. Scassato e scagazzato, da far pena e tristezza. E su tutto lo sguardo tirannico di tal Lukaschenko, padrone incontrastato dell’ultima dittatura europea. Ma invece il popolo lo si attende accogliente, bonario; rude, ma ospitale, sempre pronto ad offriti una vodka con i cetriolini sottaceto. Io me la immaginavo così e son certo anche voi.

Invece è esattamente il contrario.

Par di essere in Svizzera, senza le stomachevoli leziosaggini di quell’affettato ricovero di loschi capitali. In Bielorussia tutto è pulito, ordinato, bentenuto; i trasporti pubblici funzionano benissimo, in orario, poco affollati, puliti; le strade sono ben asfaltate, con tutti i loro cartelli ben disposti e le linee recentemente disegnate. La gente è vestita bene, sia pure di un gusto che a noi fa un pò ribrezzo. Le scarpe, indicatore principe del benessere economico di un popolo, le ho sempre viste ben messe, pulite, recenti. Giardini curati, panchine di legno in buono stato e non prive di una o più stecche come in Italia, verdi prati dove i bambini giocano compostamente. Sicurezza apparentemente totale, un sacco di gente a spasso nelle serati e notti di una calda estate.

Bei palazzotti a Gomel. Atmosfera serena e rilassata, almeno in estate.

Minsk è una supercittà piena di importanti avenide fiancheggiate da pesanti palazzi otto e novecenteschi potentemente rispettabili. Gli impianti urbanistici sovietici sono del tutto gradevoli. Il modello è noto: grandi condomini di buona fattura distanziati gli uni dagli altri grazie a prati, giardini e tantissimi alberi. Quindi densità abitativa contenuta e sensazione di ben respirare. L’inconveniente consiste nel dover camminare a lungo per andare là dove si vuole andare; le distanze in questo schema urbanistico aumentano, ma si cammina in mezzo al verde. Ho visitato anche Gomel all’estremo sud-est. Posto abbastanza anonimo, ma con un bel centro di sapore ottocentesco condito da un parco sul fiume ricco di edifici neoclassici molto sereni. Nel parco sedeva un vecchietto suonatore di fisarmonica con la cassettina davanti. Ho messo una buona mancia e gli ho chiesto di suonate Bella Ciao in uno slancio di nostalgia sovietica.

In centro a Monsk, edifici storici (ricostruiti dopo la gierra) architettura sovietica e moltissimo verde. (Foto di Homoatrox via Wikicommons)

Poco da vedere, ma una bella atmosfera in cui passeggiare.

Così come il paesaggio era completamente diverso da ciò che mi aspettavo, anche la gente mi ha del tutto spiazzato. In negativo. Niente bonaria rudezza e schietta ospitalità. Piuttosto freddezza, alterigia e zero spirito di collaborazione con lo straniero. Ora io capisco che in questi tempi calamitosi un occidentale possa sembrare loro un nemico, ma dal momento che è in visita si potrebbe supporre una sua simpatia nei confronti del paese. Inoltre non c’é più bisogno del visto e quindi si sottintende che i turisti dovrebbero essere i benvenuti. Non è così.

Per cominciare si parla solo bielorussia e russo, che sono un pò la stessa cosa. Anche le scritte sono solo in queste due lingue. L’inglese è merce rara anche alla reception degli alberghi. Non solo. Anche dopo che è del tutto chiaro che il turista non parla e non capisce il russo, il bielorusso comune continua a parlargli in russo e ad attendersi risposte. Se queste non arrivano si incazza pure e diventa sgradevole, alzando la voce, naturalmente in russo. I camerieri nei ristoranti fanno finto di non vedere il cliente non russofono seduto al tavolo per non perder tempo in dialoghi fra sordi (naturalmente i menu sono solo in russo e bielorusso). La vecchietta del B&B cerca di riscuotere il triplo del prezzo affisso confidando sull’incomunicabilità umana. L’SMS che ti da indicazioni per raggiungere il tuo alloggio è in russo, nonostante la palese mediterraneità del nome del proprietario della carta di credito con cui la camera è stata pagata. Le lunghe e complesse spiegazioni sull’utilizzo della SIM locale acquistata sono ovviamente in russo.  Ed una volta concluse si passa al cliente successivo, fregandosene totalmente del fatto che quello precedente non ha palesemente capito una mazza niente. Cerco una lavanderia e mi mandano in un negozio di detersivi. Cerco un autobus per andare in centro e mi fanno un comizio su chissà quale argomento. Non è un problema di lingua, è un problema di mancanza di empatia con lo straniero. E’ mancanza di abitudine di vederne, ma anche stitichezza comportamentale. Non ricordo di aver visto ridere o sorridere nessun bielorusso, ad eccezione di una banda di ragazzetti eccitati, in centro a Minsk.

Per il resto si vive bene, c’e’ una grande quantità di bar, baretti, locali e localini dove bere tisane o birrette e mangiare torte. Sarà il clima, ma i dehors sono scarsi e quindi si finisce per stare all’interno. Interni spesso scuri e soffusi, accoglienti ma non molto allegri; un pò tetri, ecco.

Quel che invece tira su nettamente il morale è la straordinaria quantità di ragazze di sfacciata venustà. Causa anormale calore estivo, pure poco vestite. Pare che non ce ne sia nemmeno una bruttarella. Una perenne sfilata di candidate a Miss Universo, con un buon numero di sicure finaliste. E sembrano anche simpatiche, a differenza di quelle tiratissime ragazze ucraine di ben prima della guerra. Diffusissime delle sottanine bianche con balza in trina, tipo camicia da notte della bisnonna. Ma corte….

Al self service le immancabili pentolone di borsch e simili. (Ristorante Batki di Gomel)

Altra faccenda formidabile sono i self services. In luogo di essere quei luoghi tristi, anonimi ed anodizzati da mensa aziendale come da noi, qui sono arredati con legni e tessuti, allo stile vecchio mondo slavo. Sono accoglienti e rappresentano dei ristoranti economici sul concetto delle nostre pizzerie. Presentano un sacco di piatti diversi e, finalmente, il povero turista potrà vedere ciò che ordina. Di là dal banco il solito ragazzo svogliato che ti chiederà qualcosa che tu non capirai. Il cibo viene religiosamente pesato, scontando la tara del piatto, ed il peso annotato su un postit attaccato al bordo del piatto in modo che il cassiere faccia il calcolo. E’ una festa, si prende di tutto e si finisce per mangiare tantissimo. Quella bella cucina contadinissima e monotona, ma solidissima.

Insomma, lo avrete capito, non c’è molto da vedere in Bielorussia. Paesaggi ondulati ricchi di boschetti, citta ben costruite, gente poco disponibile, scarsissime le attrazioni turistiche. L’unico aspetto interessante è la sua aria del tutto estranea alla mercificazione turistica che sta rovinando il mondo. Arroccata nella sua identità non cerca nè di conoscere, nè di essere conosciuta. Se ne sta sulle sua; una nazione riservata e poco socievole. In tempi di sbraco è comunque un aspetto da non sottovalutare. Un posto diverso dagli altri. Una visitina non è da sconsigliare.

Ma arrivarci ed andarsene è un incubo. Grazie alle palesemente inutili sanzioni, non ci sono voli diretti fra l’Europa e Minsk, bisognerebbe passare per la Turchia se non per uno degli -stan. Allora si va con un banalissimo Ryanair a Vilnius, in Lituania, e lì si prende un bus che in un paio di ore arriva a Minsk. Arriverebbe, se non dovesse passare la frontiera. Se il lato bielorusso è pesantuccio, ma non impossibile, quello lituano ricorda i valichi di forntiera fra Gaza ed Israele prima del genocidio; dove era chiara la scelta politica di umiliare chi voleva attraversare quella frontiera. In bus, mi ci son volute tre ore per andare e sette per tornare. Sette ore per passare una frontiera con pochissimo traffico. Semplicemente fermi sotto il sole, senza poter scendere: motore acceso e aria a palla. Al ritorno per tre ore la frontiera lituana è rimasta assolutamente immobile; mi ero seduto accanto all’autista a far due chiacchere (ovviamente in russo) e il bus era il primo della fila. Avevo quindi una visibilità perfetta di tutto il piazzale della frontiera lituana. Non una macchina, non un bus, non un camion si è mosso. Per tre ore. Prima della frontiera una fila di camion di chilometri. Da quei valichi passano i russi e le merci russe non potendolo fare altrove. Ed i piccoli baltici sfogano la loro frustrazione antirussa con questo genere di dispetti. La cosa è intollerabile e mi son ripromesso di vedere se tutto ciò è legittimo. Comunque i passeggeri russi calmissimi, pazienti ed indifferenti; calmi anche i bambini. Popolo capace di regger tutte le difficoltà.

Non solo: le sanzioni fanno sì che non è del tutto certo che le carte bancarie europee funzionino in Bielorussia ed è proibita l’importazione di euro. E’ quindi necessario procurarsi dei dollari cash per stare tranquilli; come succedeva vent’anni fa, indecoroso. Naturalmente non funzionano nè Booking, nè Tripadvisor; si può utilizzare Zenhotels che è piattaforma russa (ma anche in italiano, con prezzi a volte migliori di Booking anche ler le altre destinazioni). Già solo per questi motivi varrebbe la pena portare la nostra solidarietà al popolo bielorusso.