Il viaggiatore critico

Non sono stato bene in Giordania

Ti portano a vedere queste bizzarrie naturali come se fossero di grande interesse e non ti spiegano la vita e la storia di questa regione. Foto di Carole Raddato via WikiCommons.

Il Viaggiatore Critico deve confessarlo. Ci sono alcuni luoghi che non lo fanno star bene. Una categoria di tali luoghi sono quelli desertici. La mancanza di vita, del bel verde, dell’acqua, lo intristiscono. Tutta quella polvere, quei colori bruno-giallastri-nerastri senza una sola nota di frescore gli ammaccano l’anima. Un’altra categoria di luoghi poco amati sono quelli dove le donne hanno preso l’abitudine di coprirsi di ampli veli, spesso neri, spesso che lasciano vedere solo gli occhi. Il Viaggiatore Critico non crede che vi siano forze superiori a quelle della fisica e considera la fede religiosa una malattia mentale, che a volte produce effetti nefasti come nel caso del velo. Negare la presenza delle donne trasformandole in simulacri mossi dal vento è brutto, è triste, fa male al cuore. Si dirà che è la loro cultura, che molto spesso sono le donne a volerlo. È proprio quello il problema, voler scomparire non è segno di sanità. Eppoi, perché voler negare agli altri il piacere di vedere le ragazze e alle ragazze di farsi vedere? Insomma una stragrande maggioranza di donne velate in un luogo desertico mette il vostro Viaggiatore in uno stato d’animo fra il depresso e l’insofferente.

Capirete quindi che il suo viaggio in Giordania non è stato fra i più piacevoli. Ma perché ci è andato? Rispondere con il prezzo del biglietto, 30 euro anda e rianda, sarebbe un po’ puerile, ma non lontano dal vero. Ma, soprattutto, ci è andato perché il richiamo del viaggio è sempre troppo forte per non seguirlo ed ogni luogo va visto. Poi si dirà se è piaciuto o no.

Il Viaggiatore non è andato a Petra, per la sua nota allergia ai luoghi troppo visitati. Forse ha fatto male perché dicono tutti che sia bellissimo, forse ha fatto bene a non percorrere cammini talmente battuti da esser diventate autostrade.

Ha girato un po’ per il centro di Amman che ha trovato essere città molto più ricca ed ordinata di quanto si immaginasse. Anche una bella città con edifici di piacevole pietra bionda. Costruita su erti colli per percorrerla a piedi, secondo la sua abitudine di curioso di angoli di vita normale, ha finito per fare molte scale lunghe e ripide rinforzandosi le cosce ed arrivando stracco a sera. Ha molto apprezzato il centro, bruttamente chiamato Downtown, pieno di attività, di gente, di commerci, di casino, di posti dove mangiare e prendere caffè e succhi di frutti. L’alcool cos’è esattamente?  Ha potuto mangiare delle buonissime caldarroste, cosa che in Italia è ormai diventata economicamente proibitiva. Un bell’anfiteatro romano come quelli che si ritrovano in circa 800 altre città di tre continenti, un delizioso Odeon ed infine la Cittadella, in cima ad una salita spacca polmoni con dovizia di resti di tutte le epoche. Alcuni pannelli spiegano l’essenziale. Due giorni gradevoli, ma niente di più e comunque ombreggiati da quei veli muliebri di cui si è già parlato.

L’israeliana Eilat vista dalla giordana Aqaba. Storia e geografia molte fitte. Foto di jrtaylor08 via Wiki Commons.

Poi è andato ad Aqaba, luogo che lo ha da sempre attirato per concentrare in 10 km di raggio l’unico sbocco della Giordania al mare, la puntina di Israele sul Mar Rosso, gli inizi degli infiniti Egitto ed Arabia Saudita. Posto strategicamente caldissimo e pieno di dolori. Tanto che Google Maps non funziona a causa delle interferenze che il governo nazista di Israele manda fuori dalle proprie frontiere e per trovare l’albergo si deve chiedere ai passanti come nel secolo scorso. Ad Aqaba lungomare super nazional popolare con le famiglie di tutta la Giordania che vengono a passare la giornata sulla spiaggia, senza per altro togliersi il velo dal volto. Anche i bambini con la camiciolina, per non mostrare le loro impudiche nudità, che tristezza. Non si va in spiaggia con il telo ma con la coperta di lana che si porta nella sua bella borsa trasparente, con i manici. Ma qui il Viaggiatore diventa cattiva, con le sue annotazioni snob sul mare dei poveri. Impossibile per uno straniero mettersi in costume, ma un po’ a sud della città ci sono dei club dove gli stranieri possono farlo ed anche guardare con la maschera i pesciolini del Mar Rosso, attività che ora vogliamo chiamare snorkelling.

Poi è andato a Wadi Rum e lo ha fatto con emozione, perché molti decenni fa collaborava con un Laboratorio per l’Ecologia del Quaternario del Prof, Borzatti von Loewenstern il quale organizzava una vera e propria spedizione annuale in tale regione per studiare le incisioni rupestri di cui quelle rocce sono guarnite. Al giovanissimo Viaggiatore non ce lo portarono mai ed ora è stato contento di esserci comunque andato. Mal gliene incolse. La regione è bella, grandi montagne scoscese e dirupi maestosi fra vallette completamente desertiche. Paesaggi da film, ma, ahimè, il turismo li ha violentati in ogni loro fibra. Schiere di pick-up con le panchette sulla cassa dietro raccattano i turisti alla porta del parco e li conducono a fare dei giri nelle vallette, fra le montagne. Li fanno anche dormire in accampamenti di tende o di sorte di ovetti sparsi qua e là. Ogni tour ha il suo bivacco, dove si beve l’immancabile the e si mangiano i cosiddetti cibi beduini. La nostra guida non ci ha spiegato quasi niente; ci ha portato ad una fonte d’acqua, ad una duna da scalare per arrivare ad un belvedere, ad un paio di archi naturali di roccia senza alcun interesse, ad una parete con le iscrizioni. Quando siamo arrivati ai resti di una chiesa nabatea non ci ha nemmeno accompagnato a visitarla. Insomma è una sorta di parco tematico dove si spupazzano a giro i turisti offrendo il minimo indispensabile, senza nessun amore per qual che si presenta: una catena di montaggio stanca e ripetitiva. Uno scenario naturale anche affascinante, ma ridotto a quinte dello stantio spettacolo del turistame di passaggio da alleggerire di qualche spicciolo nel modo più banale possibile. Insomma, ancora una volta il turismo che butta in merda tutto ciò che tocca.

Tramonto sul Mar Morto. Foto del Viaggiatore Critico.

Poi è toccato all’incredibile esperienza dei bagni nel Mar Morto. Poi basta.

Non si è sentito bene il Viaggiatore Critico in Giordania e questa non sarà certo una destinazione alla quale vorrà rivolgere nuovamente lo sguardo. Troppo deserto, troppi veli sulle donne, troppo turismo d’accatto, Troppo forte quell’impressione che è tutto falso, tutto creato per il tour di 5 giorni, tutto troppo prostituito. Troppi resti sbagliati a favore del bottegaio e troppe voci sulle fatture di servizi non forniti. Certo bisogna dire che i giordani sono stati gentili e carini con me, mai avuto la minor inquietudine di sicurezza o di rifiuto. Ma non basta, ci vuole più cuore nella presentazione del proprio patrimonio.