Lo straordinario volo 236 di Air Transat

Lo straordinario volo 236 di Air Transat

Luglio 1, 2019 0 Di ilviaggiatorecritico

L’eroe di questa avventura, Robert Piché. Foto da https://www.aerobuzz.fr

Questa è una fantastica storia di un volo di un aereo passeggeri in cui cialtroneria e genialità si mescolano indissolubilmente, con un susseguirsi incredibile di colpi di scena.

La storia si svolse il 24 agosto 2001 e durò esattamente 102 minuti. Il volo era il numero 236 di Air Transat da Toronto a Lisbona, con 306 persone a bordo. Air Transat è la “compagnia di bandiera” del Quebec ed è un orgoglio nazionale per il popolo Quebecois alla perenne ricerca di elementi nazionalisti che lo differenzino dall’odiato popolo fratello degli anglofoni del Canada. Dopo questa vicenda il pilota è diventato un eroe nazionale e la compagnia è ancora più saldamente ancorata nei cuori dei Quebecois. Sulla vicenda è stato realizzato un film, sfortunatamente assai mediocre, ma che ha avuto grande successo in Quebec.

Ecco la storia.

Alcuni giorni prima del volo in questione, un motore di quell’aereo era stato sostituito d’urgenza, a causa di un guasto, con un motore nuovo. I tecnici si resero conto che i due modelli di motore non erano esattamente uguali e trovarono alcune difficoltà al momento del montaggio del motore nuovo. La difficoltà consisteva nel fatto che un tubo del carburante non trovava un alloggiamento adeguato ed andava a toccare il tubo del lubrificante. Fecero naturalmente presente la cosa ai responsabili che, però, ritennero di non poter mantenere l’aereo immobilizzato a terra in attesa dei pezzi di ricambio che avrebbero risolto il problema. Il motore venne quindi montato e l’aereo continuò il suo programma di voli.

Nei giorni seguenti, durante i normali voli, il tubo del carburante continuò a fregarsi contro il tubo del lubrificante, a causa delle vibrazioni del motore. Frega e frega quella famosa notte, in mezzo all’Atlantico, il tubo del carburante si fessurò e la benzina cominciò ad uscire, andando a bagnare il tubo del lubrificante. Una fessura che si ingrandì rapidamente, minuto dopo minuto.

La prima avvisaglia del problema ci fu poco dopo le 5, quando, nella cabina di pilotaggio, scattò un allarme indicando un insolito abbassamento della temperatura dell’olio di un motore. Il carburante che fuoriusciva dal tubo rotto andava sull’impianto di circolazione del lubrificante ed evaporando raffreddava fortemente l’olio che vi passava. I piloti naturalmente fecero caso all’allarme e guardarono cosa diceva il manuale di istruzioni dell’aereo; ma non trovarono alcuna indicazione utile. Chiamarono allora il loro centro di assistenza che non seppe dare nessuna spiegazione ragionevole. Tutti insieme dedussero quindi che si doveva trattare di un guasto ai sistemi elettronici di controllo e si disinteressarono del problema. Esattamente come l’ultimo degli automobilista che vede accendersi una luce sul cruscotto, ma non ha voglia di andare dal meccanico.

Poco dopo un nuovo allarme. I serbatoi dell’ala dello stesso motore che aveva l’olio troppo freddo, erano semivuoti. Quel motore sembrava consumare molto più del dovuto. Il fatto era molto grave, ma i piloti, un po’ infastiditi da tanti allarmi. non si soffermarono a lungo sulla faccenda ed aprirono, semplicemente, la valvola che mette in relazione i serbatoi delle due ali. In questo modo il serbatoio normale versò un po’ del suo carburante nel serbatoio che aveva il tubo bucato. Si riequilibrarono i due serbatoi. Pessima mossa.

Nel frattempo la fessura del tubo era diventata una tana ed il carburante usciva a fiotti.
Alle 5h45 il computer di bordo avvisò che non c’era abbastanza carburante per arrivare a Lisbona. I piloti, pur continuando a pensare che si trattasse di un ulteriore guasto del computer, cominciarono a pensare che ci potesse essere una fuga di carburante. Mandarono quindi una hostess a dare un’occhiata fuori, dai finestrini (“Cara, vai a vedere un po’ che succede, che noi siam qui seduti…”). L’hostess non vide niente, del resto era notte.

L’unica cosa che dovettero fare fu quella di cambiare rotta, abbandonando l’idea di arrivare a Lisbona. Si diressero verso l’aeroporto di Lajes, sull’isola di Terceira, alle Azzorre. Un aeroporto militare costruito dagli americani durante la guerra e mantenuto come importante base aerea del dispositivo della Nato. Lajes è dotato di una pista lunga ben 3 km e di tutti i servizi di sicurezza necessari.

Dopo una ulteriore decina di minuti decidono di chiudere la valvola di interconnessione dei due serbatoi e di lasciare ogni motore con il carburante che aveva; salvo riaprirla poco tempo dopo, in seguito ad una discussione con il centro di assistenza. Altra pessima mossa; evidentemente sfuggiva completamente l’idea che ci potesse essere una perdita di carburante da un motore o comunque non riuscivano a capire da quale dei due.

Alle 6h13, a 150 miglia da Lajes il primo motore si fermò per mancanza di carburante. Erano passati 70 minuti dal primo allarme della temperatura dell’olio. L’aeroporto di Lajes fu informato, l’SOS lanciato, la compagnia, a Montreal fu messa in emergenza generale. 13 minuti dopo, a 65 miglia da Lajes si spense anche il secondo (e ultimo) motore. Tutti i sistemi elettrici a bordo si fermarono, ad esclusione di alcuni, vitali, che possono funzionare con le batterie di emergenza.

In casi come questi i regolamenti impongono agli aerei in difficoltà di lasciare la quota di crociera e di abbassarsi rapidamente ad una quota molto inferiore. Ma il comandante decise di non farlo, andando contro i regolamenti. E questo salvò l’aereo.

Il comandante è Robert Piché, 50enne, con un passato difficile. Pilota, poi licenziato perché alcolizzato, barman e taxista, all’arrivo di un figlio ebbe bisogno di soldi. Ricominciò quindi a pilotare per i narcotrafficanti colombiani; fu preso alla fine di un volo carico di marijuana negli Stati Uniti e passò un anno e mezzo in carcere. Liberato, rialcolizzato, si rimette in sesto e venne assunto da Air Transat che, evidentemente, aveva delle procedure di reclutamento assai allegre (vi dico io; questa è una storia di cialtroneria, soprattutto). Ad ogni modo un pilota che conosce la vita ed i suoi rischi.

Sono le 6h26 e Piché si ritrova con il suo aereo in mano, a motori spenti. Due possibilità; una è l’ammaraggio in pieno Atlantico, l’altra è planare per 65 miglia fino a Lajes.
Sceglie la seconda e per questo motivo non scende di quota, come vorrebbero i regolamenti in caso di emergenza. Ha bisogno di avere tutti i suoi metri di altitudine per gestirli nel volo planato.

L’aereo sfiora le 200 tonnellate di peso, deve conservare una forte velocità per non cadere e lo può fare solo scendendo. La planata dura 18 minuti. Piché non può sbagliare, non ha i motori per correggere la rotta. L’aeroporto di Lajes è vicino al mare. Se arriva molto corto finisce nell’Oceano; se arriva un po’ corto si schianta sulla scarpata dell’isola. Se arriva troppo lungo supera l’aeroporto e si schianta sulle colline dell’isola.

Dalla sua ha solo la notevole lunghezza della pista. Si rende conto che è troppo alto e quindi fa un giro completo di 360° per perdere quota; ma è ancora troppo alto e quindi aumenta l’inclinazione dell’aereo verso terra. Ma così facendo aumenta la velocità e trasforma l’atterraggio in un tragico schianto. Continua la discesa su un percorso ad S per aumentare la spazio percorso: in questo modo può perdere altezza senza troppo aumentare di velocità.

La pista la imbocca giusta; prende terra a 300 metri dal suo inizio. Ma ci arriva troppo veloce e troppo inclinato. L’aereo rimbalza per altri 500 metri e ripiomba a terra. A quel punto Piché riesce a frenare ed a fermare l’aereo quando aveva ancora 700 metri di pista a sua disposizione. Piega il carrello e 4 gomme scoppiano: poca cosa, in un simile frangente. Tutti i dispositivi di sicurezza dell’aeroporto attendono l’atterraggio ed un principio di incendio al carrello viene rapidamente spento.

Il comandante ed il suo secondo ricevono il premio per i migliori piloti dell’anno. La planata viene considerata la maggiore impresa dell’aviazione commerciale di tutti i tempi. L’incredibile serie di errori precedenti vengono perdonati e dimenticati. Ma i regolamenti dell’aviazione sono modificati profondamente per quanto riguarda questo tipo di incidenti. Ora non potrebbe più avvenire. Piché diventa un eroe nazionale ed andrà in pensione qualche anno dopo. Ed il Quebec, per una volta, ha qualcosa da festeggiare.