In Libano per la cucina

In Libano per la cucina

Febbraio 19, 2018 0 Di ilviaggiatorecritico

La foto è tratta da questo articolo dove se ne può sapere di più.

E’ come per il Vietnam. Anche del Libano ho mparlato assai male qui e qui, e non so proprio se avrò voglia di tornarci. Certo è che quando me ne sono andato non mi è dispiaciuto, cosa rarissima per me, successo poche volte.

Ma una cosa è meravigliosa, in Libano e per lei un viaggio è più che giustificato: la cucina.

Ma non tutta la cucina, che nei secondi piatti sovrabbonda la carne, spesso alla griglia e spesso un pò rinsecchita, che sembra di essere in Brasile. E nemmeno per la gamma dei kebab, che pur vari e ben migliori di quelli che si trovano da noi, non mi hanno mai entusiasmato.

No, la meraviglia sta nei Mezze. Tipici di tutta l’area ex-ottomana, raggiungono in Libano vette di assoluta purezza. Si tratta semplicemente di antipastini che vengono serviti all’inizio del pranzo. Dal momento che la vita dei Libanesi si svolge in seno ad una comunità, i pranzi o le cene vedono riunirsi un buon numero di persone. E’ quindi naturale che si portino in tavola un gran numero di piattini diversi, da cui ognuno se ne servirà una piccola quantità. Quindi si avranno molti assaggini in contemporanea.

Vi può essere una certa affinità con las tapas spagnole, ma queste sono minori in quantità, individuali, più soggette all’estro del ristoratore  e vengono mangiate per lo più in piedi.

Ogni mezza è servita nella quantità di una porzione individuale o poco meno; nel caso in cui il  numero dei commensali sia basso è quindi necessario diminuire il numero delle mezze che non potrebbero essere consumate interamente. I turisti, se non in gruppo numeroso, hanno quindi alcune difficoltà ad apprezzare nel suo insieme il piacere della varietà di questi antipasti.

Per chi non ha divieti religiosi le mezze sono accompagnate dall’arak, sorta di liquore all’anice tipo il pastis francese; io non amo molto questo accostamento.

Questi piattini sono diversissimi fra di loro: verdure fresche o conservate; patè di ceci, di fave, di melanzane, di formaggio, di pomodoro piccante; foglie di vite ripiene; polpette di carne e di verdure al sugo, arrostite o fritte; insalate a base di pomodori, prezzemolo, cipolla, menta, pane croccante; melanzanine ripiene sott’olio; fegatini di pollo o fegato di vitello al tegame; insalata di polpo. E si può continuare: si contano oltre 40 tipi diversi. Naturalmente ogni luogo ha le sue specialità.

Il taboulè, insalata di prezzemolo pomodoro e cipolla.

Per i ristoranti è una gara offrire mezze tipiche della casa o in grande varietà. E’ il cliente che decide quali mezze ordinare; non credo esista il concetto di antipasto misto come da noi, dove è il ristoratore che fa una sua scelta.

La coltura dell’antipasto è così radicata che nei buoni ristoranti ti portano la prima mezza insieme al menù; non la hai ordinata, non la paghi e consiste spesso in verdure crude da sgranocchiare (rapanelli, lattuga croccante, sottaceti) mentre si attende di fare l’ordine e di ricevere i piatti.

La varietà di questi antipasti riporta il turista sia alla sontuosità dei banchetti ottomani per l’elaborazione di certi piatti; sia alla semplicità dei pranzi estivi contadini, per la freschezza e la naturalità di certi altri. Vi si ritrovano entrambe le radici della cultura libanese: quella turca e quella locale. E’ comunque una festa.

Dopo si può saltare il secondo ed andare direttamente ai dolci, dove si apre il Paradiso.