Il Trentino ha perduto l’anima
Non vi sono solo gli scempi sulla natura creati dall’insostenibile industria dello sci; il Trentino, specialmente quello di montagna, sta perdendo l’anima in molti sensi.
Forse le radici di questo male sono antiche, in quell’essere terra di confine verso le tedesche genti, barbari prima, esempi di efficenza poi. Miscela di popoli diversi, mal amalgamati, dilaniati dalla I guerra mondiale, sovraccariche di muti, mutui ed antichi rancori che le politiche recenti non riescono ad assopire. Deve contare anche il senso di isolamento, di gente rimasta là, fra le montagne, lontani dal libero circolare di persone ed idee, un pò come in Maremma. Son poi genti di montagna, per loro natura chiusi e diffidenti: conta anche il leggero disprezzo con cui son guardati i montanari, da coloro che non lo sono. Influisce certo anche la presenza soffocante di una Chiesa bigotta e pervasiva. Vi sono poi i deleteri effetti collaterali della pioggia di sovvenzioni statali che arrivano grazie allo Statuto Speciale che fa ricca quella Provincia a spese del resto d’Italia.
Sta di fatto che il Trentino montano ha volto gli occhi a nord, si è riscoperto Austroungarico, tedescofilo ed anche Cimbro. Tutto ciò è puramente immaginario dal momento che il Trentino di quel mondo tedesco non ha mai fatto parte integrante, semmai era terra di confine dei cui abitanti i veri austriaci e tedeschi diffidavano, a causa dei loro costumi, della loro lingua, della loro vicinanza con gli italiani. Dei terroni, insomma, come i Trentini amano definire la metà degli italiani.
Molti Trentini disprezzano gli italiani dai quali sono lautamente mantenuti e vorrebbero essere tedeschi che, a loro volta, li considerano un po’ barbari. Contraddizioni tremende.
Un pò diversa la situazione di pochi borghi intorno ad Asiago e a Luserna, dove sono veramente di origine bavarese: furono portati lì per dissodare quelle perdute valli montane in cui nessuno voleva andare. Secondo un’altra versione, meno accreditata, sarebbero i resti dei Cimbri danesi che si rifugiarono in quei luoghi dopo essere stati sconfitti dai Romani ai tempi dei Cimbri e Teutoni, di scolastica memoria. Ma son casi isolati rispetto alla situazione etnica della regione.
Bisogna dire che il turismo ha molta responsabilità in questo fenomeno; il turistame pecorone associa le montagne con le cartoline austriache o dell’Alto Adige e ci resta male se non trova gli stessi stereotipi anche in Trentino.
Felicissimi quindi i Trentini di camuffarsi da tedeschi; loro lo vogliono, i turisti lo vogliono, perfetta corrispondenza!!
Ma non si diventa tedeschi solo volendolo, al massimo ci si camuffa. Ecco quindi che l’austera ed anche un pò triste, tipica architettura trentina, si trasforma nella leziosa e stucchevole scenografia tirolese; e le cameriere si adornano con i costumi tipici, altrettanto tirolesi; e si organizzano raduni e cerimonie intorno ai famigerati Schutzen che fanno risalire le loro origini alle milizie territoriali Austro-Ungariche, sbandierano la loro fratellanza con i terroristi altoatesini, non disdegnano la loro vicinanza al nazismo ed il disprezzo per l’Italia da cui, comunque, ricevono fondi.
E si da grande risalto alla lingua Cimbra che pur essendo un interessantissimo tema di storia delle popolazioni, è ormai un fossile antropologico ormai scomparso dalla vita quotidiana. E si rimpiange continuamente l’Austria; si piangono i morti austriaci della I guerra Mondiale; ci si dispiace infinitamente di essere dal lato sbagliato della frontiera. Pur essendo quasi tutti di evidente lingua, cultura, tradizioni e discendenza italiane. Altre contraddizioni insormontabili.
Così, un luogo di pace e di benessere è stato trasformato in un concentrato di contraddizioni, falsità storiche e culturali, tensioni, rancori, meschina difesa di una identità che non è la propria. Da evitare.
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