Poi c’e’ l’altro Quebec

Poi c’e’ l’altro Quebec

Luglio 24, 2017 0 Di ilviaggiatorecritico

Laghi ed alberi, alberi e laghi. (Di Fralambert da Wikicommons)

Si arriva nel Quebec, in Canada, si visitano Montrel e Quebec City. A quel punto del viaggio, se abbiamo tempo e soldi, bisogna andare a Nord. Impossibile non andarci. Il Nord chiama, il richiamo della foresta, diventiamo tutti Zanna Bianca. Erano i luoghi dove i cacciatori bianchi andavano a cercare le pelli, nella nebbia perenne ed in compagnia dei meticci indiani. Trappeurs erano chiamati, perchè usavano le trappole e non i fucili, le cui pallottole avrebbero rovinato le pelli. E son posti molto, molto strani per noi. Anche la gente è stranina. E’ un altro mondo nel quale ci si sente stranieri per davvero. Altre regole, altri comportamenti, altre attese.

I Quebecois restano gentili, ma vanno presi con calma. Anche i primi coloni francesi non si devono essere sentiti molto a loro agio in quei posti, almeno all’inizio; ed ancor gli duole, sembrerebbe; molte generazioni non sono bastate ad assuefare degli europei a queste contrade. Solo gli Indiani, i Primi Abitanti, se la ridono allegramente. Loro si sentono in casa propria, gli altri restano degli intrusi.

Se osserviamo la carta vedremo che Montreal e Quebec City sono all’estremo sud del Quebec, poi c’e’ tutto il resto. Paese sterminato e vuoto di gente e di senso, verrebbe da dire. Non son posti dove si andava e si va a vivere, solo gli indiani ci sanno stare. I bianchi ci sono andati e ci vanno perche’ c’e’ qualcosa da portar via: le pelli prima, poi il merluzzo sull’infinito estuario del fiume San Lorenzo; recentemente il legname, l’oro, il rame, i diamanti. Ora, infne, si è aperta la corsa all’acqua , da costringere in grandi laghi artificiali che sconvolgono tutto ma che producono la preziosa energia elettrica da fornire a New York.

Nelle regioni relativamente a sud, come i dintorni del Lago di Saint Jean vi è ancora agricoltura ed una certa quantità di popolazione sia pure ombrosa, difficile, ritirata e caratterizzata dal più ostico dei dialetti quebecois. Oltre vi sono solo alberi, sempre più stentati via via che si va a nord.

Gli alberi hanno rappresentato una grande ricchezza per il Canada, ma ormai si è affievolita: molti territori sono diventati parchi e riserve indiane; altri sono irraggiungibili anche dai formidabili mezzi dei forestali; in molti altri lembi di foreste, la ricrescita degli alberi è così lenta, a causa del clima, che ci si può tornare ad abbattere  solo dopo molte decine di anni. Ancora più al nord gli alberi sono così magri e stenti che non vale la pena di portarli alla segheria. Sembrava una risorsa infinita ed invece mostra la corda. E ciò toglie linfa a tutta la regione che vede contrate le proprie risorse ai soli luoghi minerari o idroelettrici.

La strada principale di Cibougamau (By Clifden da Wikicommons)

Quindi i luoghi abitati dai bianchi sono lontanissimi gli uni dagli altri e sono più campi basi che vere e proprie comunità. Vi ho conosciuto persone e mestieri variegati ed inusuali: una signora, che mi ha fatto battere il cuore, alternava il lavoro di saldatrice nelle profonde miniere di metalli a quello di medico ayurvedico (ho lasciato perdere; con un saldatore, no). Nel tempo libero si aggirava in bicicletta intorno ai numerosissimi laghi ovunque presenti. Un altro era ruspista in un cantiere per la costruzione di una diga: passava 10 giorni consecutivi sul cantiere, con turni di 12 ore. In assoluta solitudine, chiuso nella sua ruspa, spostava montagne di terra ascoltando musica classica. Scorgeva lupi ed orsi, che lo osservavano sbigottiti. Dormiva nel campo e finiti i 10 giorni veniva al villaggio, distante 100 km a peccare di carne, come diceva con tenera ingenuità. Un altro ancora, faceva il pilota di idrovolanti in partenza da un lago vicino al paese e portava i turisti verso remotissimi lodge di caccia e pesca. Un week end vi costa migliaia di dollari, ma assicura stermini di animali, talmente sono abbondanti.

I villaggi/paesi/cittadine dei bianchi si trovano in perenne alternanza demografica; aumentano e diminuiscono a seconda del crearsi o scomparire delle fonti di lavoro: miniere, lavori pubblici, sfruttamento di risorse naturali. Quando ci son passato io andava forte la raccolta di mirtilli selvatici e si pubblicavano annunci di lavoro in tal senso. Era richiesta una ottima capacità di orientamento e esperienza nell’affrontare gli animali selvatici.  I lavori alternativi!

Eppure queste comunità perse fra fiumi e foreste cercano di restare in vita e credono alla possibilità di farlo: organizzano (durante la breve e zanzarosissima estate) delle feste, toccanti nella loro semplicità: birra, musica, fuochi d’artificio, camice a scacchi. Ci si sente veramente nel lontano ovest fra i moderni cow boys, anche se siamo a nord ed a est. Il più colto dei festival (non ci vuole molto) è a Natashquan dove organizzano nel nulla di quel villaggio un famoso festival del racconto. Naturalmente sempre molto presenti i temi della francofonia, segno identitario fortissimo, anche se un pò incongruo e frustro. la lingua della Ville Lumiere, traaportata in questi brumosi boschi è, di fatto, incongrua.

Paesaggi del nord del Quebec. Così per miliardi di chilometri.. Foto di peupleloup da Wikicommons

Mi spostavo con i bus ed arrivai fino a Mingan sul San Lorenzo e a Chibougamau, verso la Baia di Hudson. Oltre i bus non vanno ed avrei dovuto affittare un 4×4. Non me la sentii di affrontare strade sterrate, anche se in buono stato, in cui gli unici segni di vita sono stazioni di benzina ogni 200 o 300 km. La cittadina di Chibougamau è fatta da una strada con delle sorte di edifici intorno, più zona industriale che residenziale, negozi di ferramenta evoluta, di pezzi di ricambio per le macchine forestali e bordelli. La versione moderna dei paesi che si vedevano nei film western. Mi ci si sentito molto disorientato.

Il villaggio di Natashquan. Fondato dagli antichi pescatori immigrati dalle Isole de la Madelaine è ormai ridotto a meno di 300 persone, mentre la vicina ed omonima riserva indiana ne conta più di mille. (Foto di Andrè Bussiere).

Ma anche questo non è che l’inizio, siamo ancora molto a sud. Oltre c’e’ il nord del Nord. C’è ancora tutto un mondo, dove i bianchi spariscono e restano solo gli Indiani ed i cantieri minerari persi nella natura. Alcune miniere sono così lontane da tutto, ma così redditizie (diamanti)  che vi si arriva solo per aereo.

Un mondo di infinito interesse e di infinite distanze, una frontiera per il turismo.