Il paradiso proibito della Penisola di Paria

Il paradiso proibito della Penisola di Paria

Giugno 5, 2017 0 Di ilviaggiatorecritico

Un luogo affascinante, la natura avvincente, delle spiagge fra montagne verdissime e mare tropicale, l’elemento umano particolarmente complesso, grandi porzioni disabitate e difficilmente raggiungibili fra verdissime montagne e valli erte, Parchi Naturali assolutamente intatti, flora e fauna particolari, le tartarughe che depongono le loro uova, un turismo ancora embrionario.

La Penisola di Paria sarebbe una frontiera turistica di grandi promesse. E’ l’estrema punta del Venezuela verso l’isola di Trinidad. La Penisola chiude il grande arco dei Caraibi che comincia in Florida, a nord. E’ un luogo dove viene voglia di andare a vivere tutte quelle bellezze appena dette; ma anche per aiutare lo sviluppo di un turismo che si vorrebbe naturalistico e rispettoso. E’ un luogo praticamente vergine, dal punto di vista turistico; lo si vorrebbe prendere in mano, prima che arrivino gli squali e rovinino tutto. Come hanno fatto nella vicina Isola Margarita con il suo capoluogo Porlamar.

La penisola è lunga un centinaio di chilometri: al centro corre un’alta catena montuosa che la percorre in tutta la sua lunghezza. La faccia meridionale è meno interessante e più abitata; quella settentrionale, per gli ultimi 70 chilometri, non ha strada. I pochi villaggetti di pescatori che vi si trovano sono raggiungibili solo per mare.

Una enorme parete verde che si butta nel mare.  Una fonte infinita di camminate e di osservazioni naturalistiche che finiscono sulle spiagge del Mare dei Caraibi. Pochissime strutture turistiche, solo all’inizio della Penisola e molto spesso in stato di abbandono avanzato. E’ stato creato un Parco Nazionale, ma non c’e’ nessuna struttura o personale, nè di controllo, nè di ricezione dei visitatori. Non ci sono sentieri segnati o punti di osservazione e le informazioni disponibili sono pochissime. E’ tutto da costruire, rarissimi gli stranieri residenti.

Ma perchè nessuno va in questo paradiso?

Non solo per la difficile situazione attuale del Venezuela, non solo per la marginalità della sua posizione geografica o per la lontananza dagli aeroporti. Non solo per la mancanza di strade (in pessimo stato quelle poche che esistono) o di strutture di accoglienza turistica.

La vista dalla terrazza di quello che doveva essere il mio albergo.

Il vero motivo è che tutta questa costa è in mano alle bande del narcotraffico, da almeno trent’anni. Nel luglio del 2016 a San Juan de Galdonas, l’ultimo villaggio importante della costa nord, vi è stata una battaglia durata 8 ore. La Polizia e l’Esercito non si fanno vedere ed hanno lasciato una minima presenza di agenti che si occupano del traffico (delle auto, non della coca). Quando hanno provato ad avvicinarsi, sono stati scacciati con le armi. I rappresentati politici sono completamente controllati dalle bande.

Molti degli abitanti sono pescatori; nelle baie e sulle spiagge si vedono le loro barche. Dei camioncini passano a raccogliere il pescato e lo portano verso le città o i luoghi turistici come l’Isola Margarita. Ma accanto a quelle barche se ne vedono altre, potentissime, slanciate, con formidabili motori, di colori che si mimetizzano nel mare. Con quelle barche portano la coca colombiana nelle isole dei Caraibi, da dove prosegue verso Stati Uniti ed Europa. I viaggi sono frequentissimi ed a volte le barche non riescono a sfuggire alle motovedette della Giardie Costiere, finanziate dagli americani. Una bella percentuale dei giovani dei villaggi della costa dela Penisola di Paria sono sparpagliati nelle poco accoglienti prigioni della corona delle isole caraibiche. Partono per qualche ora ed i parenti vengono a sapere, mesi dopo, che sono stati arrestati.

In un contesto tale, le armi abbondano e la vita costa poco. Quando la violenza si insedia in n luogo non risparmia niente, neanche le piccole attività quotidiane: anche aggirarsi per le strade di Carupano, Rio Caribe, San Juan e gli altri villaggi è sconsigliabile; sulla spiaggia è bene andarci in costume e ciabatte e nient’altro. In una settimana ho visto due rapine, una con spari. Due italiani vivono in quei luoghi: uno ha un ristorante, l’altra un albergo. Vivono asserragliati; rapinarli è il passatempo del villaggio.

Mi ero innamorato di quel posto; avevo trovato un hotel da affittare a San Juan de las Galdonas, a picco sulla spiaggia. Un luogo dove dimenticarsi che il mondo esiste.

Fortunatamente non trovammo l’accordo…..