Italiani di Santo Domingo

Italiani di Santo Domingo

Gennaio 23, 2017 7 Di ilviaggiatorecritico
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Generi essenziali all’economia dominicana.

Vi è di tutto: latitanti, pensionati tristi, morti di fame che non riescono ad andarsene, puttanieri, pedofili, fascisti, razzisti, leghisti, mafiosi, camorristi, ndranghetisti, settantenni affetti da satiriasi, pizzaioli, albergatori, affittacamere, ristoratori sedicenti di lusso, ma, soprattutto, contaballe, sbruffoni, sborroni, inattendibili, logorroici, bugiardi senza limiti.

Uno zoo incredibile. Dice che sono 200.000 gli italiani residenti nella Repubblica Dominicana (comunemente chiamata Santo Domingo), ai quali si aggiungono i turisti occasionali con permanenza di più o meno lunga durata e frequenza (c’e’ chi ci passa tutte le ferie che ha). In certe zone sono densissimi; alcune località sono frequentate dai meridionali, altre sono colonie dei veneti.

In pochi giorni ho conosciuto: un sopravvissuto della banda del Brenta ed un carabiniere che dava loro la caccia; entrambi in pensione vivono ignorandosi, uno accanto all’altro. Uno che 20 anni fa si faceva i furgoni blindati. Un pugile lombardo affiliato ad una cosca calabrese. Un saldatore con un grave infortunio sul lavoro che vive con la pensione di invalidità e con il commercio di pesce. Un piastrellista livornese che si è dato all’allevamemto delle pecore. Un sedicente immobiliarista che soppravvive affitando tre camere nell’unica casa residua dal suo fallimento. Un chirurgo in pensione che compra, anche a caro prezzo, il culo delle ragazze che penetra selvaggiamento con il suo aggeggio che si dice di circonferenza particolarmente sviluppata. Un cuoco che tira malamente avanti con una trattoria pseudo italiana e che obbliga la sua compagna dominicana all’anoressia perchè a lui piacciono magre. Degli stessi gusti del musicista fascista che è contento che nella vicina Haiti facciano la fame così le donne mantengono la linea e lui se ne può beare. L’ultimo fricchettone del mondo: sessantenne e reduce da un centinaio di acidi portati malissimo.

Ma che ci vengono a fare? In primo luogo per le donne, belle e facili; in secondo per il senso di libertà che da la quasi totale assenza di regole di questa repubblica delle banane; in terzo per il clima, il mare, le spiagge di cui Santo Domingo è molto ricco (il fascino dei Caraibi attira sempre moltissimo) . In quarto luogo perchè la grande presenza di italiani ne attira sempre di nuovi che si sentono spalleggiati dai vecchi. In quinto luogo perchè i due popoli: italiano e dominicano un pò si assomigliano. Ed infine, perchè non c’e’ un trattato di estradizione con l’Italia.

Ma di che vivono? Molti della pensione o dei risparmi più o meno legalmente riuniti. Gli altri dei più strani traffici. L’assenza tropicale di regole e la fantasia italiana si sposano in un tripudio di iniziative fra il geniale, lo squinternato ed il fallimentare. Iniziative che vanno a finire spesso male, ma che vengono sostituite da altre ancor più improbabili.  Qualcosa a volte ci tirano fuori, più raramente ci vivono bene, eccezionalmente qualcuno fa fortuna. Sono quasi tutte attività legate al turismo e quindi sono spesso in rapporto con altri italiani.

Ma, indipendentemente dalla realtà delle cose, è invalsa l’abitudine di millantare ricchezze e, a sentir loro, navigano tutti nell’oro. E’ insopportabile sentirli cianciare per ore dei loro successi economici, quando invece vanno in giro su vecchi motorini cinesi. In molti son sempre lì a parlare dei soldi che gli altri non hanno, ma loro si.

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L’amore sboccia facilmente a Santo Domingo

Ma come vivono? Male, direi. Ho avuto l’impressione che il livello culturale medio è assai basso; parlano male lo spagnolo; hanno rapporti spesso difficili con i dominicani; economicamente arrancano, a volte sotto il limite della decenza. Si detestano mutuamente, pieni di rancori ed invidie; ma sono obbligati a frequentarsi, a socializzare, a scambiarsi le donne, a cercar di fare affari insieme. Vivono in ciabatte, in un turbinio incessante delle bellissime e facili donne dominicane. E ciò basta loro. Si consolano con una vita facile, comoda, fatta di poco ma senza stress. Il tripudio della faciloneria sciatta ed accattona, bugiarda, vitale, ignorante e sfacciata dell’Italia più trita. Sotto il sole tropicale che scolora e smussa tutte le difficolta’.