Come girare il Delta del Po.
Ci vogliono alcuni giorni. Inutile andare affrettatamente, non si capirebbe niente. Almeno tre notti bisogna dormirci. E ci vuol pazienza, perchè il turismo non è la prima preoccupazione della gente del Delta, fortunatamente.
Gli alberghi sono più frequenti all’inizio del Delta: ad Adria, Porto Viro, Rosolina; ma li sconsiglio. Se si vuole vedere il vero Delta bisogna andarci a dormire nel mezzo. Qui gli alberghi sono pochi: alcuni B&B, degli affittacamere, degli agriturismi, due ostelli. Poche cose e poco pubblicizzate, alcune non sono nemmeno su Booking. Io consiglerei di dormire nell’isola della Gnocca, attualmente rinominata dal perbenismo veneto in Donzella. E’ centrale. Io sono stato più volte all’Hotel Bussana: nuovo, pulito, funzionale, economico.
L’ideale è spostarsi in bici, sugli argini. Ci sono 400 o 500 km da fare senza troppe ripetizioni. Tutto piano, ma con gli insidiosi strappi delle salite sugli argini, brevissime ma traditrici. Occhio al vento. Se no, anche in macchina, ma con l’avvertenza di andare piano, di fermarsi spesso e di viaggiare sugli argini anche se è proibito. E’ un luogo da prendersi con calma, non c’e’ da arrivare da nessuna parte. A piedi, no; troppo monotono.
Da fare: il giro delle isole della Gnocca/Donzella e di Polesine Camerini. Il bellissimo percorso Ca’ Venier – Ca’ Pisani – Scanarello – Porto Levante. Il lungo fiume da Ca’ Venier a Pila con il giro dell’isola ed il suo porto. Il giro della sacca di Scardovari seguito dal primo ponte di barche di Santa Giulia e dal secondo di Gorino veneto per arrivare a Gorino con il suo faro e a Goro con il suo porto. Guardate, ma non comprate niente in questo luogo: se non hanno voluto 12 donne e 8 bambini richiedenti asilo politico non meritano i vostri soldi. La spiaggia di Boccasette, il museo della Bonifica oltre il ponte di Ca’ Tiepolo. Le “Corti”, i vecchi centri aziendali delle tenute veneziane. Girare intorno alla centrale dell’ENEL dell’isola di Polesine Camerini per vedere cosa sono stati capaci di fare in un luogo come questo; ora è abbandonata, dopo aver seminato cancro nel Delta. Osservare l’asta del pesce ai mercati di Goro, di Pila e di Scardovari; fra le due e le tre di pomeriggio, dal lunedi al giovedi. L’oasi naturalistica di Valle Bonello non è entusiasmante. Cercare di visitare una valle da pesca, se vi riesce. Un pò discosto, il Bosco della Mesola.
I paesini non hanno niente di interessante, salvo il fatto di esistere in un luogo simile. Le visite ai bar permettono di capire un pò di sociologia locale. La gente è accogliente e ci si fanno delle grandi chiaccherate.
Nei porti organizzano dei giri con delle barche grandi o piccole; valgono la pena, bisogna informarsi sul posto, ma normalmente ci sono solo il sabato e la domenica.
Scegliere la stagione è problematico. D’estate l’afa è soffocante e le zanzare spingono al suicidio. D’inverno il freddo umido penetra nelle articolazioni arrugginendole, ma la magia di quei momenti è impagabile. Le mezze stagioni sono raccomandabili. Andare provvisti di mantelline per i ciclisti e di antizanzare per tutti.
Per ultimo il cibo. Purtroppo non pare vi sia una vera e propria cucina locale, eppure i prodotti, per primi quelli del mare, non mancano. Chioggia è vicina, ma la sua straordinaria cucina è lontanissima. Nel Delta il piatto principe sono gli spaghetti alle vongole. Seguono il fritto di mare, lo scoglio, i pesci arrosto, seppie e calamari, le anguille. I ristoranti ritenuti migliori sono L’Arcadia a Santa Giulia, eccellente, ma con porzioni microscopiche, il dirimpettatio Sospiri; Ocaro; bellissima la posizione di Canarin. Gli altri navigano a mezz’acqua, passando da ottimi piatti se si ha fortuna a modesti se non la si ha; purtroppo molti sono anche pizzeria.
Credo che fosse Palazzo Camerini…ho dei flash degli anni ’70,ricordo grandi stanze umide con affreschi probabilmente di prestigio ma che mio zio tecnico dell’enel e la moglie forse non ne conoscevano il valore.Andavamo una domenica ogni 15 giorni,noi che vivevamo in Emilia come a 60 km…quell’ora di viaggio sembrava epica costeggiando il Po con le nebbie o con soli che “spaccavano le pietre”……. i miei zii se ne andarono negli anni ’80 quando mio zio si pensionò e per il forte isolamento che si viveva….abito in sudamerica da più di 10 anni e avevo rimosso quelle immagini, grazie per questo inaspettato ricordo, è proprio vero la memoria è la nostra anima.
In poche parole evochi molti aspetti di quei posti: la nebbia, il viaggio epico, l’umidità. Ma soprattutto il forte isolamento, la condanna di quei luoghi. Quel senso di sospensione, di alterità rispetto al mondo. Bel commento. Se guardi il mio blog troverai molti post sul Sudamerica…
Su youtube si trova ancora una serie “Polesine bastardo ” credo…non é un caso.Posti non facili é vero.Rovigo da sempre snobbata da ferraresi e padovani.Rodigini un pó campagnoli ma “veri”, li ricordo con affetto, in tutti i modi.Sul sudamerica ti sto leggendo,d’accordo su molto.
Beh io teorizzo che certi luoghi come il Polesine, l’Argentina (e parte del resto del Sudamerica) e la Maremma (vedi il post) soffrono dello stesso male: un recente popolamento fatto da immigrati disperati. Da questa mancanza di storia nascono infinite infelicità….
I miei zii vissero “alla corte” negli anni ’70….ricordi d’infanzia.
In quale delle molte Corti? Vuoi scrivere qualcosa di quella vita? Lo lasciamo nei commenti o lo metto come post. Io sono affascinato da quella zona e vorrei andarci più spesso. Sono un pò perplesso perchè la gente mi sembra un poco difficile, per così dire. Forse dei ricordi pesonali potrebbero permettere di capire meglio.