Patagonia, Patagonia.
Credo che la Patagonia sia l’ultimo luogo del mondo non-tropicale in grado di dare fortissime emozioni al viaggiatore che vi si avventuri.
E’ un postone, un mondo a sè, un’altra cosa. Avvicinarsi alla Patagonia fa tremare le vene, mette paura; ci vuol tempo, soldi, pazienza; si patisce e si gioisce. Ci si riempie di meraviglia. E’ una droga, quando la si e’ gustata, se ne vuole ancora ed ancora.
La Patagonia e’ fatta di enormi distanze, solitudini, freddo e vento, poca gente e cattiva. Ma anche di paesaggi meravigliosi.
E soprattutto di quel senso di lontananza, di estraneamento, di ambiente ostile, di fine del mondo che affascina, emozione, commuove, annichila. Como andare su Marte. Uguale.
Come andarci? In aereo si perde il senso del viaggi. Per strada, quindi. La via maestra e’ la ruta 40, in Argentina. Mitica. Desolata, deserta, sterrata, nella pampa. Non ci sono trasporti pubblici, nella parte meridionale. Bisogna organizzarsi.
Più facile, un pò troppo, la strada dalla parte Atlantica; sempre asfaltata e ben servita. Corre sulla costa dell’Atlantico, sempre in territorio argentino e serve quelle regioni ricche di petrolio.
L’altra via è la famosa Carretera Austral cilena che parte da Puerto Montt e finisce, fra traghetti, asfalto e sterrato, 1200 chilometri dopo, a Villa O’Higgins. Un pò prima, a Cochrane, si passa in Argentina continuando per Ushuaia dove si arriva dopo altri 1.500 chilometri. In totale da Puerto Montt a Ushuaia i chilometri, per la via cilena, sono 2500.
E’ questa la Patagonia: distanze infinite, disabitate, su strade spesso sterrate. Quando si lascia Puerto Montt, che è una vera e proria città, la seguente che si trova è Rio Gallego, 1950 chilometri dopo. Nel mezzo pochi villaggi malmessi e spauriti. Una cittadina: Coyhaique, qualche bottega ai bivi.
La parte cilena (da Chiloè verso sud) è super-umida, con boschi, torrenti, mare, rocce e fiordi violentemente miscelati. La parte argentina, infinitamente più vasta è super-secca con dure erbe, cespuglietti e pecore. Rarissimanente affiora l’acqua ed allora appaiono delle oasi. Lungo la divisione fra le due zone (e fra i due paesi) ci sono una serie di enormi e desolati laghi, spesso dal colore beffardamente smeraldo, freddi e ventosissimi, a volte circondati da foreste maestose, a volte da steppe riarse. Nella parte in altitudine della zona umida, miglaia di chilometri quadrati di ghiacciai che si gettano nei laghi e, all’estremo sud, fin quasi al mare. Sono i famosi Campos de Hielo nord e sud. Sul lato Pacifico (e quindi in Cile) dei Campi di Ghiaccio ci sono centinaia e centinaia di isole ed isolette separate da un reticolo di canali. Questo è un mondo disabitato e sconosciuto, solcato, nei canali principali, dalle navi che collegano Puerto Montt con Punta Arenas; ma per il resto del tutto impenetrabile, per il turista. Ci devono essere degli insediamenti di pescatori.
Ovunque, l’impressione del giorno dopo la creazione, quando tutto è ancora troppo giovane per essere veramente distinto da ciò che lo circonda: gli elementi sembrano confusi, sbalorditi, ma brillanti.
Una terra dove l’uomo non è riuscito a trovare un suo spazio. Troppo vento freddo, troppo lontano, troppo, semplicemente. Qualche miniera, il petrolio a Rio Gallego, l’allevamento estensivissimo, le attività forestali, la pesca industriale, le strade aperte faticosamente e molto lentamente. La presenza umana è simbolica e sporadica, sempre di rapina, mai di vero insediamento. E la gente, stretta fra il vento e la solitdine è cattiva. Non ti aiuterà, penserà a se stessa, non ti mostrerà simpatia (a differenza che nel Cile “normale”), non cercherà la tua compagnia. Perchè il turista se ne andrà e loro resteranno. I Patagoni cileni sono molto di destra.
Stanno nascendo degli alberghetti, si mangia ai bivi, per il turista non è facile: ci vuole una macchina ed anche abbastanza robusta: il trasporto pubblico è raro. I prezzi sono alti per una qualità dei servizi bassa. Vale la pena vedere le foto che questo gruppo FB pubblica frequentamente.
La Patagonia è un incredibile insieme di risorse: moltissima acqua dal lato cileno, moltissima energia eolica dal lato argentino, spazi infiniti ( tre volte l’Italia con 1,7 milioni di persone, un centesimo della densità itliana), risorse di pesca e di legname. Solo la scarsissima capacità imprenditoriale sudamericana ha (fortunatamente) permesso che queste risorse non vengano utilizzate. Si dice che gli israeliani pensino ad impiantarvi una nuova Israele quando la loro dissennata politica in quella attuale li obbligherà ad andarsene.
Mortalmente noiosa la pampa, uguale per giorni e notti di viaggio in bus. Ci si addomenta la sera, ci si risveglia la mattina, niente è cambiato e niente cambierà fino alla notte seguente. Paesotti straniti, pianura vallonata, vento ed erba. Tutto il terreno recintato; sul filo spinato fiocchi di lana delle pecore. vento, vento, vento.
Il turismo ha fatto breccia in alcuni luoghi: Ushuaia è importante, vi partono anche le crociere per l’Antartide; Calafate, per andare al ghiacciaio del Perito Moreno, il più accessibile del mondo; Puerto Natales per il parco delle Torri del Paine con il famoso Cerro Torres; Punta Arenas per il turismo interno cileno. Ma sono isolotti in mezzo al deserto umano. Nella parte cilena si organizzano delle crociere, purtroppo carissime e con programmi di molto minor interesse di quel che vorrebbe un turista europeo.
Emozionanti i grandi boschi del sud, dove la Patagonia diventa Terra del Fuoco. Da lontano sembrano quasi come i nostri boschi dell’alto Appennino; ma da vicino tutto è diverso e strano. Fa molto freddo tutto l’anno, anche se mai freddissimo ed i processi biologici sono rallentati: gli alberi morti non marciscono e non cadono, le erbe non si disfanno e diventano torba su cui i castori (o chi per loro) costruiscono dighe. E’ tutto zuppo, freddo, sferzato dal vento; eppure vive.
Il Viaggiatore Critico non ha dubbi sul fatto che il paesaggio che si vede da Ushuaia sia il più bello che abbia visto in vita sua. Il mare procelloso, circondato da aspre montagne corrusche, solcate da vividi ghiacciai. Dove trovare qualcosa di altrettanto forte?
Ciao! leggendo il tuo blog, nella preparazione del viaggio in Patagonia mi è passata la voglia di affidarmi alle guide turistiche e alle loro mete obbligate. Ma in alternativa a cosa posso affidarmi? ci sono delle agenzie di viaggi o dei tour operator locali che propongono non “i soliti noti”? Su un numero di Reportage di qualche tempo fa sulla Terra del fuoco ho letto delle grosse difficoltà delle guide che provano a indirizzare i turisti verso mete alternative.
Qualche indicazione se tu potessi darci un consiglio… siamo in due, partiamo da Roma il 1 dicembre e faremo ritorno il 22; abbiamo già preso un volo interno per Trelew, ma speriamo vivamente possa essere l’unico, anche se abbiamo visto che i costi del noleggio auto sono davvero scoraggianti.
un saluto, grazie, e complimenti!
cristina
In effetti il problema è spinoso. Se non vuoi prendere, con molta ragione, voli interni, l’unica possibilità è spostarsi (molto facilmente) con i bus da città a città e lì imbarcarsi sulle gite un pò ovvie che in ogni luogo si organizzano. Ovvie, ma comunque anche interessanti. Ad esempio il Perito Moreno è molto emozionante ed anche dei giri che fanno intorno a Ushuaia. La vera alternativa è affittare una macchina, ma i costi sono alti. Una persona che mi si era rivolta come te ha fatto una cosa assai interessante, anche se a me non sembrava opportuna; invece ne è rimasto contento. Ha trovato un’agenzia che affitta camperini essenzialissimi e con quello ha fatto un gran giro fra Cile ed Argentina. Risparmiando sugli alberghi ha potuto ammortizzare il costo del noleggio. L’agenzia è questa e permette anche di lasciare il mezzo altrove rispetto a dove lo ha preso: http://www.wickedsouthamerica.com/ Certo è molto spartano, ma fai quel che vuoi. Io avevo dubbi sul fatto che fosse troppo basso per le strade patagoniche, ma questa persona non ha avuto inconvenienti.
Alla fine abbiamo deciso di circoscrivere il nostro viaggio e non andare fino alla Terra del Fuoco. Non è affatto una rinuncia, anzi, è piuttosto assecondare l’idea di viaggio che abbiamo.
Quindi piuttosto che fare toccata e fuga e prendere voli interni staremo alcuni giorni alla Penisola di Valdes, ci spostiamo a Los Antiguos, poi a El Chalten dove faremo un paio di trekking. A El Calafate chiaramente andremo al Perito Moreno; valuteremo se fare la navigazione tra gli iceberg, effettivamente un po’ cara, ma magari merita. Da questo momento sarà tutto viaggio di ritorno a Trelew con soste varie dove ci piace di più.
Chiaramente per fare tutto questo abbiamo noleggiato una macchina; abbiamo infatti scoperto che chiedendo non una 4X4 il costo è molto più che dimezzato e in effetti le strade di questo itinerario sembra non richiederlo.
Grazie ancora.
Cristina