Melilla, un universo, un esempio per l’Europa.

Melilla, un universo, un esempio per l’Europa.

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La Fortezza di Melilla.

I 12 km quadrati di Melilla (enclave spagnola in Marocco) contengono moltissima variabilità umana e culturale, più di tante nazioni di grandi dimensioni. Vi si trova di tutto, come fosse una esposizione antropologica. E’ affascinante, inesauribile. Dà le vertigini, un pò come succede nei Balcani e per gli stessi motivi: un affastellamento di culture, di popoli, di storie diverse e spesso contrastanti, ma che finiscono per trovare un modo per andare avanti.   Da notare che Melilla è una delle poche colonie ancora esistenti al mondo (e nessuno vuole che il suo status cambi).

Nei pochi giorni che ho passato a Melilla ho visto:

  • Spagnoli residenti lì da generazioni, spesso con una netta tendenza politica a destra; ma si sa, i coloni lo sono spesso. E Melilla ha da sempre vussuto sui militari che vi erano e vi sono di stanza. E’ anche l’unico luogo di Spagna che conserva una statua del dittatore Franco.
  • Marocchini berberi divenuti spagnoli da un paio di generazioni e del tutto spagnolizzati pur conservando la lingua e la religione originale.
  • Le loro figlie, con velo, ma di modi agitati ed incontenibili come le loro coetanee spagnole. Ne ho viste che si baciavano in strada con un uomo e ne ho udite lanciare improperi pesantissimi in spagnolo!!! E ciò, fatto da una ragazza velata, è cosa del tutto straordinaria.
  • Marocchini arabi arrivati da poco in zona per via dei commerci e malvisti un pò da tutti.
  • Spagnoli del continente arrivati lì per lo stesso motivo. Abbondantissimo pelo sullo stomaco.
  • Una collezione completa di militari spagnoli di ogni arma immaginabile. Melilla va difesa con le migliori forze della nazione! Presente anche la legione straniera spagnola, El Tercio, che fino a pochi decenni fa era probabilmente la milizia statale più famigerata del mondo intero. Vi sono anche ingenti forze di Polizia e della  insopportabile, per arroganza, Guardia Civile. Melilla, insieme a Ceuta, è l’unica
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    La caserma del Tercio, una delle milizie più terribili del ‘900.

    frontiera terrestre fra Africa ed Europa e va difesa.

  • Ebrei, che hanno la loro Sinagoga e che vi risiedono, anche loro, da generazioni innumeri.
  • Mi dicono che ci sono anche degli Indù, anche se non ho capito bene come e quando ci siano capitati. Hanno comunque un loro tempio.
  • Terra di commercio, non possono mancare numerosi cinesi con i loro negozi di paccottiglia, di pessima qualità, ma ricercata dai marocchini per il loro basso prezzo.
  • Immigrati extracomunitari di tutte le origini che son riusciti, in un modo o nell’altro, ad infilarsi nella città e che sperano di uscire dal triste centro di identificazione e di essere mandati sul continente. Ve ne sono di adulti e di minorenni, quest’ultimi assai in balia di se stessi e poco controllabili.
  • Barbuti dalla faccia brutta e di non certa origine, ma di certa indole integralista.
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Deliziose trigliettine ai ferri.

Tutti insieme, incrociandosi ad ogni momento in quei 12 km quadrati.

Allo stesso modo a Melilla ci sono bar di tutti i tipi, ricordando che il bar è il centro della socialità spagnola. Vi sono:

  • Bar di spagnoli-spagnoli dove si beve vino e birra e si mangiano las tapas tipicamente spagnole.
  • Bar di berberi-spagnoli dove si beve birra e si mangiano deliziose tapas di pesce e di molluschi, tipicamente di Melilla.
  • Bar di berberi-berberi dove si beve tè o frullati e si mangia la pizza e il kebab.
  • Ristoranti arabi con menu marocchino classico.
  • Bar di mussulmani stretti stretti dove si beve il tè o cafè e non si mangia niente.

Naturlamente ci sono i quartieri spagnoli e quelli marocchini e, al loro interno, le diverse sfumatura di livello sociale. Un mosaico complessissimo. La zona del Mercato Municipale ad esempio è del tutto arabizzata; il centro, invece, è come essere in Spagna. In poche centinaia di metri si cambia tutto. Non manca, naturalmente una Plaza de Toros per le corride.

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Spagnole e berbere sul bus.

Ma la cosa meravigliosa è che tutti quanti convivono, detestandosi un pò mutuamente, ma in pace e rispetto. Allora si capisce che Melilla può essere l’esempio per l’Europa intera: comunità diverse e storicamente separate che convivono in uno stesso spazio pur senza troppo mescolarsi. Mantengono la propria cultura, difendendola e andandone fieri, ma senza disprezzare apertamente e provocare le altre. Ognuno padrone in casa propria, ma civile nello spazio comune. Un buon condominio, insomma, dove non necesariamente ci si ama, dove si può litigare, ma dove non si fa mai mancare almeno il buongiorno e buonasera. Il mutuo disprezzo delle varie comunità lo si avverte, ma fa parte del panorama; basta non farci troppo caso. Nessuno verrà a cercare la rissa e la vita prosegue tranquilla. Tutti hanno da guadagnare dalla pace e moltissimo da perdere da un clima di confrontazione fra i diversi gruppi.

Melilla si radicalizza in questi tempi bui. Un barista mi ha detto una bella frase: “In questo momento i mussulmani sono più mussulmani, i cristiani più cristiani, gli ebrei più ebrei”. Il velo delle donne è chiaramente una dichiarazione culturale; le bandierine spagnole altrettanto. Ma vanno avanti in modo civile. Complimenti, Melilla!