Navigare sul Rio delle Amazzoni: l’emozione

Gennaio 1, 2016 0 Di ilviaggiatorecritico

L’emozione di navigare sul Rio delle Amazzoni: 24 ore di nave fra la riva sud del delta, Belem, e la riva nord, Macapà. E si è subito nel romanzo, l’emozione ti prende lo stomaco. Dedalo di canali, a volte così larghi che non si vede nè l’una, nè l’altra riva; a volte così stretti che si possono osservare le faccende domestiche nelle palafitte che punteggiano la densa ed ininterrotta foresta. (Altre foto qua)

E’ la vita del fiume, come si legge nei libri, m che non si riesce facilmente ad immaginare. I ponti della nave su cui si viaggia sono 3, completamente aperti. Il primo, in basso è per le merci, quasi vuoto alla partenza. I due superiori hanno delle barre saldate al soffitto alle quali, ordinatamente, in tre file parallele, i passaggeri appendono le loro amache coloratissime e vi si stendono, come se non avessero fatto altro in vita loro. Sulla nave c’e’ il completo ventaglio razziale brasiliano, ma tutti si comportano come hanno fatto da millenni gli indigeni amazzonici: la cultura dell’amaca si è imposta. E pare di vedere le vecchie foto di Folco Quilici, da queste parti, decenni fa.

Battelli accostati alla nave, durante la navigazione. Per navigare sul Rio delle Amazzoni non ci vuol fretta: a metà pomeriggio la nave rallenta e viene abbordata da numerose barche e barchette in legno che cominciano a scaricare furiosamente corbelli riempiti di frutticini neri, duri, simili al ginepro o ai mirtilli. E’ l’açaì, frutto silvestre reputatissimo. Il ponte inferiore viene riempito. Bambino piccolo sulla canoa, sul Rio delle AmazzoniDonne su canoine ne approfttano per venire a vendere ai passaggeri manghi, gamberetti secchi, altri frutti mai visti. Compro anch’io 4 manghi, ognuno a 10 centesimi di euro, ma due sono quasi marci. Li mangio lo stesso, sono dolci e succosi, hanno un pò di fibre che restano fra i denti.

Un marinaio getta nell’acqua dei sacchetti di plastica ben chiusi, Bambino che raccogle un sacchetto gettato da un marinaio subito recuperati da una donna con bambina su minuscola canoa; interrogo il marinaio, assomiglia alla donna; gli ha portato qualche regalo.

La foresta, solo la foresta, ovunque la foresta, con il suo mistero di cosa ci sarà dietro. Eppure dietro c’e’ solo ancora foresta, e solo molto in fondo, l’Oceano Atlantico. Lo si sa, ma si vorrebbe andare a vedere cosa c’e’ in quella foresta: il fascino è irresistibile.

Lancio di cesti di frutta dalle lance alla nave, durante la navigazione sul Rio delle Amazzoni.

Il lancio della cesta di açai.

Le rive sono a volte disabitate, a volte disseminate di case isolate, a volte si sono formati dei minuscoli paesini, rettilinei, lungo la riva. Si indovina che, dietro, ci si coltiva la manioca da cui si prepara la farofa che ogni brasiliano mangia ogni giorno. Si pesca. Le case non danno affatto la sensazione di miseria che si trova invece nell’alta Amazzonia: sono spesso ben curate e dipinte, con pratino e fiori. Una è addirittura a due piani e bianca, con un terrazzo tutt’intorno; chiedo ai miei compagni di navigazione e mi dicono che è di un commerciante. Via vai di canoe di tutte le dimensioni. Si capisce che c’e’ chi si sposta da un’isola all’altra, da un villaggio all’altro. Sono contadini che tornano dal campo; altri sono trasportatori o commercianti che spostano tutte le merci immaginabili; i ragazzi hanno delle canoine minuscole con dei motorini dal rumore fastidiosissimo: girano introno alla nave, esattamente come farebbero con i motorini su strada.

Casrtta sulla riva di un ramo del delta del Rio delle AmazzoniUna canoa a remi si avvicina alla nostra nave con il rematore che voga furiosamente; appena è a tiro un passeggero scende dalla nave e con un balzo sale sulla canoa. Il popolo rivierasco sembra in grande misura di discendenza indigena, ma con forte intromissione degli schiavi africani. Si deve trattare dei famosi Cabanos; schiavi che dettero vita  che dettero vita alla rivolta chiamata cabanagem di cui vorrei sapere di più. Gli scaricatori delle ceste di açai sono robustissimi e continuano per mezz’ore il loro lancio delle ceste sul ponte inferiore della nave, dove sono prese al volo e sistemate in grandi pile. Nave e battelli che vi si sono accostati per lo scarico dell’açai continuano a muoversi lentamente con la corrente.

La foresta che da sul Rio delle AmazzoniSul retro della nave, a sera, si cena con dei semplici piatti preparati in una cucinetta. Molti passeggeri consumano nelle amache quel che si son portati da casa. Un baretto dispensa anche birra e musica. Accanto ai bagni e alle docce. Un grande termos di caffè e un dispensatore di acqua gelata, entrambi gratuiti; bella cosa. E’ tutto benissimo organizzato, pulito, decente, amichevole (si viaggia bene in Brasile). Unico fastidio, la banda di ragazzetti vociferanti che si è formata e che non si ferma un attimo.

Finale della notte agitata: una donna partorisce una bambina, senza inconvenienti, ma con molte urla, tutta la nave segue con attenzione il parto, ma con molta discrezione. Non devono essere scene insolite per chi è abituato a navigare sul Rio delle Amazzoni.

Poi si arriva e si è tristi di essere arrivati. Questa traversata è certamente stata il momento più intenso dell’intero viaggio, di mesi, in Brasile. Domani sarà l’ultimo dell’anno, da passare sulla riva nord dell’incredibile Rio delle Amazzoni, a poca distanza dalla Guyana francese.

(Altre foto qua)