Barcellona, no!!!!

Marzo 20, 2011 5 Di ilviaggiatorecritico
La Sagrada Familia
Date retta a un bischero, che sarei io. Non andate a Barcellona, ci perdete del tempo e dei soldi. Se vi piace la Spagna è inutile andare a Barcellona, cosiccome è inutile andare in Svizzera se amate il mare. L’ultima volta c’ero passato che Franco andava ancora garrotando gli oppositori. Poi l’avevo frequentata con piacere attraverso i libri di Vasquez Montalban e del suo commissario Carvalho. Ci son quindi voluto tornare per una quindicina di giorni. Ma è stato un errore. Città che non offre nulla, se non torme di turisti per lo più italiani che fanno inutili vasche su e giù per le Ramblas, fra chioschi di bandiere del Barça e venditori arabi di giochini luminosi. Lo squallore estremo.
Città evidentemente ricchissima da molto tempo, ha aumentato la sua fortuna grazie alla industrializzazione del dopo guerra che ha richiamato un gran numero di poverissimi immigrati andalusi ed estremegni  e continua ad aumentarla attualmente grazie alla infinità di sudamericani, cinesi, arabi che vi sono arrivati. Nonostante che debbano la loro ricchezza, almeno in buona parte, a degli estranei, i pochi catalani-catalani difendono con successo un povero nazionalismo un po’ sdegnoso. E siccome i soldi sono tanti, ne investono molti nella LORO cultura, anche se questa è in fondo così poca cosa che non resiste a tanta iniezione di fondi. Vengono valorizzati fatti, cose e persone di modestissimo interesse. Ho cercato con foga una vita culturale che pensavo prospera e che invece ho trovato piatta e povera di contenuti. Basta fare una cosa in catalano che te la finanziano, ma ciò non vuol dire che sia una cosa di valore! E quelli che non sono catalni-catalani non hanno diritto a niente.
Scritte solo in catalano, deve esser per legge. Ai tempi di Franco il catalano era proibito,  ora lo spagnolo è democraticamente sconsigliato; c’e’ una vera differenza fra questi due atteggiamenti, solo apparentemente opposti? E mi sdegna che i soldi prodotti dagli altri servano poi a finanziare una cultura che gli altri li lascia fuori. E mi commuove che gli altri arranchino dietro e dentro un mondo che se ne sbatte di loro.
Il cuore della vita spagnola è il bar, luogo di tutto. Molti i bar anche a Barcellona, anche se meno frequentati che altrove.  E nel tipico bar spagnolo, dietro al banco, c’e’ un vecchietto catarroso che tossisce e suda sui piatti delle tapas. Poco igienico, ma come scalda il cuore! A Barcellona c’e’ un cinese od una colombiana. Prova ad andare a discuterci di cucina catalana!
La chiesa della Sagrada Familia è, pur non ancora compiuta, grandissima. Ma non si sa se sia più grande o più brutta. Fa male agli occhi, insulta la tua intelligenza. Turisti ne fanno il giro in lunghissima coda, aspettando di deporre nelle sue arche 12 euro ciascuno; con i quali verrà fatta ancor più grande e più brutta. Il barrio gotico che ricordavo brulicante di vita e di puzzo di fritto è una ordinata ed asettica esposizione di negozi e ristoranti per vieto turistame ignaro. Il quartiere di Raval si salva, con la sua vita e le puttane di strada, ma pare di essere in un paese arabo.  E tutto intorno alla città vecchia gli imponenti, ricchi e tetri palazzoni della supponente borghesia fra ‘8 e ‘900.
Ma poi tutto sembra funzionare bene. Traffico scorrevolissimo nelle larghissime avenidas, metropolitana eccellente: stazioni fitte, treni frequenti e poco affollati. Servizi diffusi, ovunque sintomi di benessere e gente apparentemente tranquilla e quasi sorridente. Gentili ed abbordabili, ma sempre un po’ sulle sue. Mai caciaroni, incazzerecci, ficcanasi e chiacchieroni come gli altri spagnoli. Di domenica, in centro, un sacco di passerine sole od a coppie con stampato in volto un sorrisetto preso pari pari dalla Gioconda. Come a dire: “ Io so che tu sai che io ce l’ho e forse te la potrei anche dare ma devi correre”. Ed intanto corrono via loro…..
Per Carnevale a Barcellona sfilano soprattutto i boliviani.
Ma fanno pena quegli antichi  immigrati dal sud della Spagna, ormai vecchietti che si rifugiano fra di loro, mogi e con la coda fra le gambe, a bere una birra nel bar dell’ennesimo cinese. Fra di loro parlano in spagnolo, ma a bassa voce. Si capisce che ne devono aver sofferte di tutti i colori, da quando sono arrivati e continuano a soffrirne tante. Ora per ripicca nazionalista i catalani hanno proibito le corride e loro le possono vedere solo in televisione, nei bar dei cinesi. I loro nipoti parlano alternativamente lo spagnolo ed il catalano, secondo l’argomento e se ne sbattono della miseria che ha portato i loro padri e nonni a procrearli a Barcellona.
Insomma, un posto inutile, dove sembrano star tutti bene, ma nessuno a proprio agio. Non andateci.
(Prima pubblicazione 20 marzo 2011)