Fatto e fatto bene.

Dicembre 16, 2010 0 Di ilviaggiatorecritico
Io, quel che dovevo fare, l’ho fatto. Ho trovato il legname per costruire i pallets, la torba per i vivai ed anche i porcini; tutto per importare in Italia. Ora starà a qualcun altro vendere queste cose in Italia. Il mio compito è finito e l’ho fatto piuttosto benino. Son proprio soddisfatto. E torno a casa.
Certo questo mi è sembrato il paese del futuro. Due volte l’Italia, stessa popolazione, un sacco di risorse, io ho visto quelle agricole e forestali. E soprattutto tanta voglia di spendere da parte della gente; i soldi, per il momento son pochi, ma senza dubbio, cresceranno. Ad esser vogliosi di impegni ci sarebbe da venirci, imparare quell’ostrogoto che parlano e restarci. Condizioni difficili: la vecchia nomenclatura comunista (anche quella molto piccola) si deve essere tutta quanta riciclata negli affari e, con l’abitudine che avevano preso negli ultimi anni del socialismo, di rubare a mani basse, son diventati una specie di mafia anche pericolosa. Uno dei fornitori di legname che ho incontrato è noto in paese per essere stato, fino a poco tempo fa, l’addetto alle riscossioni difficili, e con modi spicci, da penale. 
Le cose andarono così: alla fine del socialismo tutto si fermò in pochissimo tempo. Chi era alla direzione di campi e fabbriche riuscì a comprare per spiccioli le strutture produttive. Se trovò anche i soldi per produrre divenne imprenditore, se non li aveva cedette le strutture a chi aveva un minimo di risorse o vi si associò. I capitali esterni erano pochi, a causa dell’instabilità, ed i capitali interni non potevano che essere di origine malandrina. Si formò quindi una classe imprenditoriale di rapina, desiderosa di rapidissimi guadagni, poco propensa agli investimenti lunghi e per niente capace di gestire.  Le cose sono andate migliorando e capitali più seri si stanno inserendo e normalizzano il quadro. Ma, a piccolo livello, gli spazi per imprenditori seri restano amplissimi. Seri e disposti a lottare contro la vecchia mentalità di rapina e contro una corruzione incancrenita.    
Enormi differenze fra Kiev ed il resto del paese, profondamente agricolo. A Kiev con i soldi ci si vive sicuramente bene: buoni ristoranti, un po’ di cultura, negozi come a Roma. Gruppi di stranieri, un po’ isolati, in ghetti dorati. In campagna si fa probabilmente una vita antica. Nelle città medie, abbastanza squallore. Ma la sfida del lavoro è certamente appassionante.
La gente, riservatissima, è assai freddina, ma sempre educata. Mai avuto scontri o malintesi. I ricchi dominano incontrastati, una casta di intoccabili, arroganti.