Storie di Corvo

Storie di Corvo

Novembre 3, 2010 3 Di ilviaggiatorecritico

Sono sull’orlo dello scorbuto. Tutte le mattine, prima di andare in spiaggia o a caminare sul monte (al sole fa calduccio), passo dall’unica bottega di questa Vila do Corvo per comprarmi di che mangiare a mezzodì. Vorrei un bel panino con il prosciutto, uno yogurt, un bel grappolo d’uva, soprattutto. Ebbene, causa logistica azzorriana confusa e mare cattivo, non c’e’ niente di fresco. Son rimaste solo due mortadelle, di quelle cattive. Scarseggiano anche i prodotti in scatola e i congelati. Abbondanza solo di detersivi. Oggi sarebbe anche arrivata una navicella da Flores, ma la nave grande che viene dal continente non è potuta arrivare a Flores e quindi niente prodotti freschi, ormai mancanti da più di 15 giorni, mi dicono. La navicella è ripartita con alcuni vitelli, vivi, per il macello di Flores.

Ma questa non è l’unica cosa straordinaria di questo paese.

Il problema del fornaio e del ristorante.  L’unico fornaio è nuovo. Il precedente, arrivato da un’altra isola, dopo un anno di lavoro, è stato preso dall’indolenza corvina ed ha smesso, per dedicarsi all’allevamento di maiali (numero di capi venduti per anno, previsto in 20). Il sindaco è dovuto quindi andare in giro per le isole ed ha trovato un nuovo fornaio che ha accettato di venire qua. Il Comune gli paga l’affitto del forno-bottega ed il gasolio per scaldare il forno.  In paese ci sono tre bar. Uno dell’associazione dei pompieri volontari, uno del porto (dove si può anche mangiare) ed un vero e proprio ristorante bar, del Comune. Fino a poco tempo fa anche il personale era del Comune, obbligato a trasformarsi in ristoratore per offrire di che mangiare a turisti e lavoratori di passaggio.

La scuola. La scuola di Corvo ha le 9 classi del ciclo primario della scuola portoghese. Gli alunni sono 33, i professori 17, il personale amministrativo e delle pulizie 8. I professori sono tutti giovani, di fuori; certamente non hanno trovato un’altra cattedra più comoda. Ad occhio vi è tutto un movimento di tromba tromba nella categoria professorale. Per questo o per altri motivi questa scuola è la terzultima del Portogallo, per risultati degli alunni.

L’energia. E’ prodotta da una centrale a gasolio. Questo viene per nave fino al porto e da questo per camion cisterna fino alla centrale, sopra il paese. Ce ne vuole un metro cubo al giorno, al costo di 1.500 euro; più di tre euro al giorno per abitante. Per cucinare i corvini usano il gas in bombole, al costo di 14 euro l’una. Il trasporto fino a qua è assorbito dal governo, 25 euro a bombola.

Uccelli.  Da qualche anno è stato scoperto che le isole di Corvo e di Flores sono un paradiso per il bird watching. Finiscono qua dei poveri pennuti, a volte americani, a volte europei, trascinati dalle correnti. Altri ancora invece vi si riposano nelle loro migrazioni. Numerosi quindi gli appassionati che, nelle epoche opportune, si aggirano per i pascoli con il binocolo in mano. Su questo sito il minuto per minuto degli avvistamenti:     Vi è anche un progetto, ovviamente su fondi europei, e in giro per il paese si vedono 5 o 6 giovani portoghesi e spagnoli che trasportano di qua a là scatole con pennuti bisognosi di cure e conforto.  Nonostante le mie vive proteste contano castrare tutti i gatti dell’isola (numerosi) per evitare che i loro discendenti mangino le uova dei volatili.

Garage party. Il sabato è costume locale ritrovarsi a cena fra amici. Ad una ho partecipato anch’io mangiando un buon cozido portoghese (lesso di carni e verdure). Lo strano sta nel fatto che la cena non si svolge nelle case, ma…nei garages, fra scaffali, attrezzi  e cartoni polverosi. Non ho osato chiedere il perché di tale abito.  

Trasporti. Sull’isola ci sono due strade, verso i pascoli della parte alta del monte, per un totale di meno di 20 km. Ma ci saranno una cinquantina di automobili, molte delle quali pick-up dei pastori. Numerosi i quad e le moto, sempre dei pastori. C’e’ un aereoporto, dove arrivano tre voli di un bel turboelica, alla settimana; d’inverno. D’estate di più. Il movimento di persone non è del tutto assente. In questi pochi giorni, da quando sono qua, ho visto passare: una delegazione di una decina di giovani socialisti azzorriani venuti ad informarsi dei bisogni locali; un tecnico dei telefoni; una agronoma del ministero per un corso ai pastori sul controllo di una larva che mangia l’erba dei pascoli; una sindacalista dei professori; tre ingegneri per la centrale elettrica.  Durante l’estate stimo il numero dei turisti a qualche centinaio, su tutta la stagione, con permanenza media di tre giorni. Durante il mese di ottobre qualche decina di birdwatchers.

Lavoratori extracomunitari. Per quanto inverosimile possa sembrare, anche quest’ultimo lembo di Europa alberga dei lavoratori extracomunitari tutti di origine luso-africana. Sono in corso diverse opere civili e visto che i corvini vivono di stipendi e sussudi statali o comunitari per metter un mattone sull’altro ci vuole il cosiddetto lavoratore extracomunitario. Ne ho contati fino a 18, ma potrebbero essere di più. Sono anche gli unici che la sera fanno un pò di musica, nel loro accampamento in containers. Le opere in corso sono le seguenti: la torre di controllo dell’aereoporto e una nuova aerostazione (per me son soldi buttati via); un enorme parallelepipedo che funzionerà come centro di feste ed incontri; la pavimentazione di una strada; l’interrameno dei cavi elettrici: una nuova illuminazione stradale.

E’ anche in costruzione una nuova casa. Questo fatto turba un pò i corvini in quanto si tratta di giovane coppia entrambi addetti alle pulizie, lui per conto del Governo e lei del Comune. Fra i due arriveranno si e no ai 1.200 euro al mese (bassini gli stipendi in Portogallo); la casa costa sui 120.000 euro, presi in banca. Ce la faranno a pagare il mutuo? E perchè poi avranno voluto farsi una casa nuova quando ne avevano già una, vecchia, ma in buonissimo stato? Insomma, queste sono le discussioni che occupano le mie giornate.

Fauna domestica. L’isola ha sempre vissuto di pecore da lana, l’unica cosa esportabile nei tempi antichi. Ma dagli anni sessanta, per oscuri motivi di protezione ambientale, le pecore sono state proibite. I corvini hanno quindi ripiegato sulle mucche che ora sono in numero di circa 1.300. Tutte le famiglie hanno almeno qualche mucca. Stanno alle intemperie senza nessun riparo, le povere, e sarebbero munte a mano; fino all’anno scorso esisteva una fabbrica di formaggio, assai apprezzato. Ma ora è chiusa, in attesa di nuovi finanziamenti europei. Le mucche sono quindi sgravate dagli obblighi di produzione lattiera, salvo alcune per il consumo familiare e per nutrire….i maiali, assai numerosi ed allevati anche nelle stradine del paese vecchio, con evidenti, sfavorevoli, risvolti olfattivi. In effetti l’isola continua ad essere virtualmente autarchica per la carne. Ogni famiglia ammazza vacca e maiale, li congela e poi li mangia.

Turismo. Caso mai vi venisse in mente di visitare questo luogo, incuriositi dalle mie cronache, e alla qual cosa vi incoraggio perchè un posto così non lo si ritrova; in questo caso, dico, vi è la scelta fra l’ottimo B&B Comodoro, dove sono alloggiato ed altre 19 camere sparse in diverse case private del paese. Al Comodoro si può prenotare per Internet, agli altri è tutto un problema.

Balenieri. Se vi sbrigate a venire, potete trovare gli ultimi, ultrasettantenni, balenieri. Partivano a gruppi di 8 rematori ed un fiociniere su lunghe e strette scialuppe. Da un posto di vigilanza, in alto, sul monte e con un ingegnioso sitema di segnalazione fatto da due lenzuoli bianchi, venivano guidati verso la balena soffiante. L’osservatore, sul monte, vigilava ed appena vedeva il soffio della balena disponeva i lenzuoli, manovrati dai suoi aiutanti. I pescatori, sulla barca guardavano verso la mointagna e riuscivano ad orientarsi. Un lenzuolo era fisso e rappresentava la balena. L’altro era mobile, rappresentava la scialuppa e veniva mosso a seconda della direzione che prendeva la barca. I rematori potevano quindi capire la loro posizione rispetto alla balena ed avvicinarvisi fino a vederla. Questa veniva fiocinata e poi finita a colpi di lancia. Orribile, come i mammuth nel paleolitico. La balena morta veniva poi rimorchiata alla fabbrica sull’isola di Flores.

I cartaginesi di Corvo.   E finisco con questa storia del tutto incredibile. Verso il 1750 fu trovata una pentola di monete. Furono rapidamente disperse, ma una serie completa dei 9 diversi tipi di monete trovate finì prima a Madrid e poi in Germania dove vennere disegnate. Anche quelle monete furono perse, ma i disegni ci sono ancora. Ebbene, erano tutte monete dello stesso periodo, intorno al 320 aC e provenienti da Cartagine, secondo studi recenti dei disegni. Al  momento del ritrovamento non esistevano le conoscenze per datare le monete ed è quindi estremamente improbabile che uno scherzo abbia riunito proprio tutte monete assolutamente coeve. Mistero!