Freud e Musatti in Trentino

Freud e Musatti in Trentino

Agosto 9, 2018 6 Di ilviaggiatorecritico

Cesare Musatti, 1897 – 1985

Questo post prende spunto da quest’altro (di un interessante blog che consiglio) sulle vacanze che Sigmund Freud passava sul Lago di Lavarone, in Trentino. Vi andò molte volte fra il 1900 ed il 1923.  Nel corso della prima visita si emozionò moltissimo e ritenne che Lavarone fosse il sud (rispetto a Vienna, in effetti lo è). Disse anche che il loro cuore di nordici andava verso quel punto cardinale. (Non solo il cuore, aggiungerebbero gli italiani che, da almeno un paio di millenni e mezzo, si ritrovano invasi dai tedeschi: a volte con le lance, a volte con i panzer, a volte con i camper. Ma questo è un altro discorso). Del resto è noto il grande amore che i tedeschi hanno per i laghi, non si è mai ben capito per quale motivo; a me fa molta malinconia tutta quell’acqua che vorrebbe essere mare, ma non può esserlo.

Durante una di queste vacanze, Freud fu visto, in riva al lago, da un ragazzo. Che altri non era che Cesare Musatti, il più celebre degli psicanalisti della vecchia scuola italiana. Questo incontro fu importantissimo per Musatti che potè affermare una filiazione diretta, almeno visiva, dal maestro. Su questo particolare i freudiani sono molto attenti e la attendibilità di ognuno di loro si misura anche su quanti analisti si interpongono fra la propria persona ed il Maestro, lungo la catena della trasmissione della loro disciplina. (Io, ad esempio posso dire di aver visto una persona, Musatti, che ha visto Freud; come vedete, non sono messo affatto male. Peccato che non sono psicanalista…)  Vezzi loro, andiamo avanti.

Cosa ci faceva Musatti ragazzo a Lavarone? Naturalmente vi era in gita, insieme ai suoi genitori. Ma non vi passava le vacanze. Loro le vacanze le trascorrevano, più modestamente, a pochi chilometri da lì, a Serrada, frazione del comune di Folgaria. Venivano in treno fino a Rovereto e da lì in carrozza a Serrada. Ma, prudenti, avevano l’accortezza di passare una notte a mezza strada, perché si riteneva che passare d’un sol colpo dalla pianura ai 1250 metri di altitudine di Serrada fosse molto pericoloso per la salute.

Ma, cosa ci faceva Musatti a Serrada? Il padre del ragazzo Cesare era un veneziano, socialista, senatore del Regno. Ed era in amicizia con il suo coetaneo, avvocato a Milano, socialista e trentino: Antonio Pischel (o Piscel o Pischl) di antiche origini bavaresi, ma con la famiglia residente a Rovereto. Questo signore Pischel era, a sua volta, vicinissimo all’irridentista Cesare Battisti, la cui fama (insieme alla triste sorte subita ed all’agiografia fascista) finirono per eclissare  politicamente il Pischel. Cosa di cui si dispiacque molto.

Ora mi sto chiedendo se sia stato un caso che Musatti padre abbia dato al figlio il nome di Cesare, oppure se non fosse in onore a Cesare Battisti. Mi informo e ve lo dico. (Mi sono informato; Cesare era un prozio del nostro Musatti ritenuto essere il primo pediatra italiano; quindi niente Battisti).

La metà non più “Trattoria del Cacciatore” negli anni ’60.

Continuiamo. Come costumavano le buone famiglie di Rovereto, anche i Pischel amavano fuggire le afose estati dell’angusta valle dell’Adige, rifugiandosi nell’amena località di Serrada, immediatamente soprastante, ma molto più in alto e deliziosamente fresca. Vi andavano a piedi o a cavallo, perchè non vi fu strada carreggiabile fino ai primi del ‘900. I Pischel amarono tanto Serrada che vi costruirono una villa, grande ma senza fronzoli, crcondata da un parco lasciato a vegetazione naturale. La villa fu costruita fra il 1870 ed il 1880 e fu ed è tanto amata dai Pischel che continuano ad abitarvi affittandone una parte su Airbnb.

Quindi l’amico Antonio Pischel invitava l’amico Musatti padre e famiglia a passare l’estate a Serrada nella sua villa di famiglia. E i Musatti vi andavano volentieri perchè al giovane e malaticcio Cesare l’aria di montagna giovava molto.

Ma…

Ma, si sa, i socialisti si muovono in gruppo e la villa Pischel, grande ma non grandissima, non poteva accogliere tutti gli ospiti. Quindi il ragazzo Musatti finiva a dormire presso la vicinissima Locanda Trattoria del Cacciatore. Nata prima del 1882, negli stessi tempi in cui si costruiva la villa Pischel.

Questo esercizio alberghiero fu il primo a sorger a Serrada, per dare alloggio ai roveretani villeggianti. Ma anche ai cacciatori cittadini che venivano ad abbattere  caprioli ed uccelli da fare con la polenta.  Chi non dormiva in questa scarna locanda affittava delle stanze presso gli abitanti. Questi erano circa 400 persone che vivevano dell’allevamento di qualche vacca e della coltivazione delle patate. Si assisteva ai primordi della nascita del turismo estivo, in una minuscola comunità ruralissima. Il turismo invernale arriverà molto tempo dopo.

Non dimentichiamoci che le vacanze dei Musatti avvengono prima della I Guerra Mondiale, quando Serrada era ancora sotto il dominio dell’austriaco imperatore Cecco Beppe. Ma era molto vicina al confine. Tanto che l’esercito austriaco cominciò a costruirvi strade, posti di guardia, un articolato sistema di trincee (fra cui il sistema della Forra del Lupo) e perfino l’imponente forte del Dosso delle Somme. Con tanti militari in giro, i roveretani smisero di salire a Serrada, timorosi per le conseguenze che potessero derivare dalla vicinanza fra tanti baldi militari e le loro sensibili mogli e figlie. La locanda del Cacciatore fallì e nel 1913 fu comprata da un signor Potrich della vicina frazione della Guardia. Purtroppo l’anno dopo incominciò la guerra, questo povero Potrich fu chiamato alle armi e ci lasciò le penne. Subentrarono quindi i figli che si divisero l’edificio che ospitava la Locanda. Una parte tornò ad esser casa (affittata ai turisti l’estate) e fu proprio lì che il vostro Viaggiatore Critico passava le sue vacanze infantili, al pari di Musatti, fra le stesse mura, sessant’anni dopo. L’altra parte continuò ad essere Locanda, fino a che negli anni ’60 l’attività fu trasferita a poche centinaia di metri da là, nell’Hotel Pineta che è ancora in funzione.

Freud continuò ad andare a Lavarone ancora per qualche anno, anche dopo che il Trentino era divenuto italiano. Poi nel 1923, ormai divenuto una celebrità internazionale, smise di andarci. Musatti continuò a frequentare la zona, fino alla sua morte. Credo che preferisse soprattutto Folgaria, andava vestito di pesanti camicie a quadri e non lesinava conferenze pubbliche. Il Viaggiatore Critico continua a far capolino a Serrada, di tanto in tanto, meglio se fuori stagione.